A volte la giusta diagnosi non basta, e non è sufficiente neanche lo sforzo fisico ed economico di recarsi in farmacia per accedere all’agognato medicinale. Si tratta poi di ricordarsi di assumerlo, nelle modalità suggerite dal medico. Ebbene, questo passaggio finale - tra dimenticanze e altro - è tutt’altro che scontato, con conseguenti effetti sul portafoglio e, soprattutto, sulla salute. Il tema dell’“aderenza terapeutica” è oramai prioritario nell’ambito dell’assistenza sanitaria, tanto da essere stato collocato al cuore di ben cinque giorni di iniziative realizzate a Milano dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (Onda), assieme ad altre otto associazioni e società scientifiche.
Al Winter Village si sono articolate, la scorsa settimana, ben quattro sezioni orientate ad abbracciare l’ambito della salute a tutto tondo: dall’area “food” all’esplorazione digitale del corpo (centrata sulla prevenzione, ossia sulla scoperta degli effetti nocivi dei comportamenti scorretti), dall’area salute in senso lato (teatro di dibattiti e consulenze) a quella concretamente – e gratuitamente – consacrata a check-up di ogni tipo.
Trasversale a tutto questo, il nodo dell’uso appropriato dei medicinali, che Onda ha rilanciato snocciolando i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: solo un paziente su tre segue correttamente la terapia prescrittagli, un altro terzo la segue solo in parte, e gli altri addirittura per nulla. Non va bene, e il danno può esser grave, specie per i pazienti. Nelle parole dell’Agenzia Italiana del Farmaco, “la scarsa aderenza alle prescrizioni del medico è la principale causa di non efficacia delle terapie farmacologiche ed è associata a un aumento degli interventi di assistenza sanitaria, della morbilità e della mortalità, rappresentando un danno sia per i pazienti che per il sistema sanitario e per la società”.
Detta così, suona un può colpevolizzante per i singoli. “Italiani birichini, indisciplinati”, sintetizzano anche alcuni media. Ed è su questo che Onda obietta, e chiama invece “l’intero sistema socio-sanitario a una migliore comunicazione, da un dialogo costruttivo medico-paziente alla semplificazione della terapia”. Si tratta di consigliare e seguire il paziente con la massima semplicità e chiarezza: se non lo si fa l’aderenza è evidentemente a rischio, specie per gli anziani, ossia la categoria più utilizzatrice di farmaci.
E infatti, una recente ricerca dell’Università di Gent ha fotografato una realtà ancor assolutamente preoccupante: solo il 17% degli anziani seguirebbe correttamente le prescrizioni, il 67% sotto-utilizzerebbe le terapie, il che farebbe aumentare del 26% le probabilità di ricovero e addirittura del 39% la mortalità. Sullo sfondo, c’è anche il nodo dei costi, tanto che l’anno scorso undici milioni di italiani hanno rinunciato alle cure per difficoltà economiche, rilanciando anche l’urgenza del ricorso ai generici. Insomma, la colpa della mancata aderenza terapeutica non è quasi mai dei pazienti.