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L’insufficienza di vitamina D fa impennare il rischio per le donne di ammalarsi di sclerosi multipla. Lo ha documentato un esteso studio dell’Università di Harvard, pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista Neurology

L’insufficienza di vitamina D fa impennare il rischio per le donne di ammalarsi di sclerosi multipla. Lo ha documentato un esteso studio dell’Università di Harvard, pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista Neurology, che arriva a invocare “ampi interventi delle autorità sanitarie pubbliche per incrementarne i livelli”. La ricerca è stata condotta sui campioni di sangue prelevati da ben 800mila donne in età fertile della Finlandia: una scelta determinata proprio dalla storicamente diffusa e acclarata carenza di tale vitamina nella popolazione femminile, dovuta forse alla relativa scarsità di luce solare, che  permette al nostro corpo di sintetizzare la vitamina. Lo studio ha preso anche in esame 1.092 donne che si sono ammalate nei nove anni successivi ponendo dati rilevati a confronto con quelli registrati relativo ad altre 2.123 donne che non hanno sviluppato la patologia. Il parametro usato per definire la “carenza” vitaminica è nella quantità inferiore ai 30 nanomoli al litro. I livelli sono poi definiti “insufficienti” tra i 30 e i 49 nanomoli, al di sopra dei quali si rientra nella normalità. Sulla base di questo, le finlandesi “carenti” sono in effetti risultate tantissime, ossia il 58% della popolazione osservata. L’aspetto più rilevante è peraltro proprio l’alta incidenza del difetto della vitamina D sull’esposizione alla malattia. Le donne con “insufficienza” vitaminica risultano avere un rischio incrementato del 27% di sviluppare la sclerosi multipla, e il balzo arriva al 43% per quelle “carenti”. Sebbene gli autori americani riconoscano la necessità di ulteriori riscontri e la presenza di limiti in questo studio (quali la mancata comparazione con soggetti maschi), le cifre sono statisticamente assai significative di una tendenza reale. E’ una conferma che allarga il concetto dell’importanza – ovvero dei “molteplici benefici”, nelle parole degli studiosi di Harvard – di un adeguato controllo sui livelli vitaminici, nonché, nel caso della vitamina D, del contributo del sole su tanti aspetti della nostra salute, inclusa la prevenzione da alcune tra le più insidiose malattie.

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