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I tumori più frequenti in Italia sono, nell'ordine, alla mammella, al colon retto, al polmone e alla prostata. Ma è proprio per le neoplasie più diffuse (in particolare al seno e alla prostata) che si riscontrano i progressi più vistosi, con una sopravvivenza media a cinque anni per le forme maligne giunta a quasi il 90%.

 

I tumori restano la principale causa di morte in Italia, dopo le malattie cardiovascolari, eppure non mancano le buone notizie, anzitutto dai buoni esiti della ricerca. Emerge dalla campagna dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, chiamata “I giorni della ricerca”, ora prorogati al “mese” in corso, che documentano come i passi in avanti, nell’epoca delle strette di bilancio ma anche della generosità dimostrata da milioni di italiani, abbiano un impatto reale sulle speranze di cura.

Un numero verde (il 840 001 001), un altro per gli sms (il 45510), iniziative in piazze, scuole e Università, una cerimonia al Quirinale, testimonial illustri, specie dallo sport (quali Alessandro Del Piero) e una buona copertura radio-televisiva dall'emittente pubblica. Si rinnova così  la corposa mobilitazione che l'anno scorso ha conseguito la raccolta di ben 102 milioni di euro, grazie a 4,5 milioni di piccoli donatori, destinati a 680 progetti di ricerca e programmi di formazione per oltre cinquemila ricercatori.

Una generosità tutt'altro che vana, viste le ricadute sull'efficacia terapeutica. I dati raccolti dall'Associazione Italiana Registri Tumori sulle persone che ricevono una diagnosi tumorale restano drammatici: ogni giorno mille italiani colpiti, con leggera prevalenza tra gli uomini, sicché si stima che la metà di questi ultimi e un terzo delle donne sono destinati ad ammalarsi nell'arco della loro vita.

I tumori più frequenti in Italia sono, nell'ordine, alla mammella, al colon retto, al polmone e alla prostata. Ma è proprio per le neoplasie più diffuse (in particolare al seno e alla prostata) che si riscontrano i progressi più vistosi, con una sopravvivenza media a cinque anni per le forme maligne giunta a quasi il 90%. La media, per la totalità delle forme cancerogene, è del 60%, percentuale che colloca comunque l’Italia ai vertici europei. I dati assoluti sulla mortalità oltretutto sottostimano i miglioramenti, in quanto “scontano” l'invecchiamento della popolazione, e quindi gli aumenti medi di rischio. Sono meglio visibili quelli sui bambini, per i quali i decessi sono oggi circa un terzo di quelli registrati nei primi anni '70.

Il sostegno, pubblico e privato alla ricerca  è dunque prezioso, sia per il lungo che il breve periodo. La scienza progredisce nel trovare nuove strategie e prodotti, ma anche nello scoprire inattesi benefici da principi attivi esistenti. È ad esempio il caso del comune acido acetilsalicilico (il principio che nei “brand” determina l'aspirina). Da uno studio dell'Università di Hong Kong, presentato al recente congresso a Barcellona dell'United European Gastroenterology, emergerebbero benefici di rilievo nella sua assunzione di lungo periodo. Monitorando oltre 600mila persone per dieci anni, è risultato che chi li prendeva aveva una riduzione di rischio del cancro all'esofago o del fegato del 47%. Esiti da approfondire, e da soppesare, anche considerando gli effetti collaterali del medicinale, ma il segnale, sul merito e sul metodo, sembra davvero incoraggiante.

 

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