A prima vista potrebbe sembrare un “bluesman” più che uno scienziato, e in effetti lo è e lo rivendica, suonando assiduamente, ancora a 70 anni, la sua armonica per diverse band texane. Che la ricerca sia “un’arte” prima che una “scienza esatta” lo pensano del resto in molti, a fianco di James Allison, trionfatore alla 108esima edizione del premio Nobel per la Medicina . In premio che in effetti riconosce, anzitutto, un’intuizione, coltivata da Allison da oltre trent’anni: la ricerca di una cura contro il cancro (che ha tra l’altro stroncato diversi suoi familiari, inclusa la madre) all’interno delle nostre stesse difese immunitarie.
Il suo nome è celebrato e riconosciuto da anni, al pari dell’altro vincitore, il giapponese Tasuku Honjo, anch’egli pioniere della ricerca immunoterapica. Allison ha ricevuto tre anni fa un premio anche in Italia, il Pezcoller, a Trento, dove ora si esulta due volte: “E' un onore e la conferma del prestigio del Premio Pezcoller nella comunità scientifica internazionale”, commenta il presidente dell’omonima Fondazione Enzo Galligioni.
Lo scienziato americano ha studiato la proteina che funziona da freno al sistema immunitario, favorendo la proliferazione della malattia, individuando poi soluzioni terapeutiche per “sbloccare” il freno stesso. Si tratta della CTLA-4, che arresta l’attivazione dei linfociti T. “Si è visto che le cellule T scatenano la loro risposta contro i tumori, contrastandoli ed agendo come 'killer naturali' contro il cancro”, si tratta cioè di “un’arma potente, potenzialmente definitiva”, ha detto in una recente intervista all’Ansa.
Ė la strada del futuro, quindi, ma già con un’entusiasmante storia passata. “Dieci anni fa abbiamo trattato con l'immunoterapia una ragazza affetta da melanoma, con già metastasi a fegato, polmoni e cervello. Oggi sta bene, è guarita e ha due figli”, racconta Allison, aggiungendo “speranze concrete anche per altri tipi di tumore, dal polmone al rene”, nonché di “oltre 80 sperimentazioni cliniche in atto per varie forme cancerogene”.
Lo studioso americano dirige l’area immunoterapica dell’Anderson Cancer Center dell'Università del Texas a Houston, ritenuto il principale punto di riferimento nella ricerca globale e nella cura del cancro, con i suoi oltre 20mila addetti. Rimane per ora il nodo degli alti costi odierni di questa terapia. “A breve è prevedibile un abbattimento sostanzioso dei prezzi dei farmaci, poiché molte nuove molecole sono in arrivo e ciò porterà ad una maggiore concorrenza tra le aziende, con un taglio dei costi”.