Un solo bersaglio per colpire una moltitudine di virus, anche quelli più letali. E’ la nuova strategia sviluppata dall’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Pavia e dall’Università di Siena in uno studio pubblicato sul Journal of Medicinal Chemistry. I ricercatori hanno messo a punto una nuova famiglia di inibitori dell'enzima cellulare DDX3X, che si è dimostrato in grado di bloccare la replicazione del virus West Nile in cellule umane, senza danneggiare le cellule sane.
“Il virus di West Nile è trasmesso da zanzare presenti nel nostro paese, ed è responsabile in Italia di numerose infezioni ogni anno, anche con complicanze neurologiche gravi”, spiega Giovanni Maga dell’Igm-Cnr. “Inoltre questo virus infetta ogni anno milioni di persone in tutto il mondo. Ad oggi - continua - non esistono farmaci per combatterlo”. La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave. Non esiste una terapia specifica per la febbre West Nile.
I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150), e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale. Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi per qualche settimana. Nei casi più gravi è invece necessario il ricovero in ospedale, dove i trattamenti somministrati comprendono fluidi intravenosi e respirazione assistita. “Il nostro approccio è altamente innovativo perché utilizza un enzima cellulare per bloccare la replicazione di un virus. Si tratta di rendere la cellula un ambiente sfavorevole per la moltiplicazione del virus”, sottolinea Maga.
Ad oggi i farmaci antivirali sono diretti contro proteine del virus, che mutando rapidamente possono diventare resistenti. “La nostra strategia, invece, è in grado di superare questo ostacolo”, spiega Maurizio Botta dell'Università di Siena. E potenzialmente può farlo contro molti virus. “Virus diversi, tra cui Dengue e Zika, dipendono da DDX3X per la loro replicazione, per cui le nostre molecole potrebbero diventare farmaci ad ampio spettro contro virus emergenti, che oggi non sono ancora disponibili”, dice Botta. “Queste molecole, dotate di promettenti proprietà farmacocinetiche, aprono la strada per la formulazione di una classe innovativa di farmaci diretti contro il virus West Nile e altri virus emergenti”, conclude.