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Consente diagnosi precoci dei tumori della pelle in 10 minuti, non è invasiva e permette di evitare biopsie, quindi interventi chirurgici non necessari. E dimezza le asportazioni dei nei “sospetti”. È la microscopia confocale, una tecnica diagnostica all'avanguardia, che nel nostro paese trova grandissimo impiego e protagonista del 24esimo Congresso Mondiale di Dermatologia (WCD2019), che si è tenuto di recente a Milano. “Lo strumento viene agganciato alla pelle tramite un vetrino adesivo”, spiega Caterina Longo, professore associato in Dermatologia e Venereologia presso l'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. “L’esame richiede circa 10 minuti e risulta indolore, non invasivo e ripetibile più volte. Il microscopio - continua - scansiona la cute a più livelli e consente di visualizzare le atipie cellulari, le cellule con precoci alterazioni nella forma, le cellule neoplastiche, l’infiammazione, le alterazioni microscopiche anche minime e tutte le anomalie nella struttura della cute che giustificano la rimozione di nei 'sospetti' e dei tumori cosiddetti ‘non melanoma’”. Questo strumento, secondo gli esperti, avrà sempre più diffusione.

“Per individuare la presenza di una massa tumorale, non è più necessario asportare un frammento di tessuto e sottoporlo ad esame istologico”, spiega Giuseppe Argenziano, consigliere Sidemast (Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse) e professore di Dermatologia presso l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. “Il microscopio confocale agganciato alla pelle permette di scansionare tutti gli strati, dall'epidermide al derma superficiale e di individuare possibili anomalie. In questo caso, solo quando necessario, si procede con l’asportazione”, aggiunge. Una metodica dalla portata rivoluzionaria che consente con la massima precisione di risparmiare i tessuti sani peri-neoplastici e di ridurre in maniera importante tutti gli interventi non indispensabili. Uno studio, in via di pubblicazione, ha dimostrato un più alto livello di accuratezza diagnostica della nuova metodica (96 per cento) rispetto alla tradizionale (90 per cento). “Una percentuale del 96 per cento è altissima in medicina, vuol dire la precisione con cui identifichiamo - dichiara Giovanni Pellacani, a capo del Dipartimento di Dermatologia dell'Unimore e presidente del WCD2019 - la nuova tecnologia è rapida nell'acquisizione, in uno, due minuti si riesce a valutare una lesione a livello istologico”.

Il progetto di ricerca, finanziato dal ministero della Salute, ha esaminato 3mila casi (si hanno i dati sui primi 2mila) e ha previsto due gruppi: uno con l’uso della sola dermoscopia e l’altro anche con l’utilizzo di Microscopia Laser Confocale. Senza utilizzo di confocale: 3 nevi benigni tolti per trovare un melanoma. Con Confocale: 1,4 nevi benigni tolti per trovare un melanoma. Percentuale di asportazione di nei benigni risparmiata: 64 per cento. “È la prima volta che viene fatto uno studio così preciso e impegnativo come risorse – spiega Pellacani – in questo modo possiamo togliere meno nevi e più melanomi con un risparmio elevato di 200 mila euro ogni milione di abitanti ogni anno per il Sistema sanitario nazionale”. Un cambiamento di rotta notevole se si considera che fino a pochi anni era uso comune eliminare qualsiasi neo o lesione, anche solo sospetta. “E’ questa la strada del futuro”, dice Argenziano. “Non è così difficile pensare che la metodica confocale venga estesa anche ad altri tessuti. Un utilizzo combinato con l'esame istologico potrebbe consentire di avere informazioni ancora più approfondite sulle patologie, rispetto a quelle di cui oggi si dispone con la sola biopsia standard”, conclude.

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