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Mare, montagna, frutta “zuccherina” e relax. Le vacanze sono un sogno che si avvera, il periodo dell’anno che quasi tutti aspettano con gioia. Ma il caldo, il sole e il sudore possono rivelarsi infimi nemici per chi è incline all’orticaria. Secondo gli esperti della Società italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (Siaaic), nella stagione estiva i casi di orticaria tendono ad aumentare per il concentrarsi di fattori irritanti: balneari o dietetici, complice il maggior consumo di pesche, fragole, crostacei, coquillage e vino.

Nel nostro paese l’orticaria  coinvolge circa 5 milioni di persone, mentre sono 600mila quelli che hanno un’orticaria cronica spontanea, che dura a lungo e che non ha una causa identificata. “L’estate è un momento critico per la pelle”, spiega Gianenrico Senna, presidente eletto Siaaic, Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona. “La sudorazione aumenta il prurito, i raggi solari e l’acqua salata di mare irritano la cute, la temperatura elevata – continua - incrementa la vasodilatazione periferica e peggiora i sintomi cutanei: così ogni anno milioni di italiani vanno incontro ad almeno un episodio di orticaria acuta in estate. Per ridurre i fastidi aiutano le docce fresche con acqua dolce subito dopo i bagni in mare”, come pure conviene “ripararsi con cappelli e magliette quando il sole è particolarmente intenso e fare attenzione alla dieta, evitando ciò che ci si accorge può scatenare il prurito”.

Una diagnosi corretta è infatti cruciale. “L’orticaria acuta, che si manifesta con un prurito molto intenso e pomfi arrossati, passa da sola in qualche ora o si risolve facilmente con gli antistaminici o con brevissime terapie con cortisonici. Ma va fatta attenzione se sono interessate le mucose - raccomanda Senna - perché quando a gonfiare in modo anomalo sono quelle delle prime vie respiratorie c'è il rischio di un edema della glottide. E’ perciò opportuno capire che cosa scatena la reazione, se certi alimenti, farmaci o il sole”. In ogni caso “alcune forme di orticaria possono non scomparire rapidamente, e se durano oltre 6 settimane l’orticaria diventa cronica”, aggiunge l’esperto. Non c’è una causa allergica alla base, ma pomfi, prurito e gonfiore si ripresentano improvvisamente e spontaneamente, specie nelle donne (colpite il doppio rispetto agli uomini) e con un’incidenza maggiore fra i 20 e i 40 anni.

Nel 30% dei casi l’orticaria è insensibile agli antistaminici e si deve ricorrere al cortisone. Per circa 5.000 pazienti, i più complessi, la soluzione potrebbe però essere una terapia con farmaci biologici, ma solo poco più di 2.000 persone la stanno seguendo. Erogare a tutti l’omalizumab, l’anticorpo monoclonale approvato per l’orticaria cronica, costerebbe secondo i medici da 15 milioni a un massimo di 25 milioni di euro, mentre i costi diretti e indiretti di un'orticaria trattata in maniera inefficiente ammontano a circa 40 milioni di euro l’anno fra eventi avversi da cortisonici e assenze dal lavoro per i disagi provocati dal prurito che non passa mai. A oggi il Sistema sanitario rimborsa la terapia per un massimo di 11 mesi, che per alcuni casi più complessi possono essere insufficienti. “A seguito delle proteste dei pazienti - ricordano gli esperti della Siaac – l’Agenzia italiana del farmaco si è impegnata a verificare se la rimborsabilità possa essere estesa oltre i 12 mesi in casi specifici”. In occasione del 32esimo la Siaac ha così lanciato un “un appello perché i piani terapeutici possano essere allungati e sia così tutelata al meglio la salute dei pazienti”.

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