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In quasi la metà dei casi la risonanza magnetica identifica con precisione la malattia o le anomalie all’origine di un’aritmia ventricolare maligna, che possono sfuggire alle altre tecniche di imaging, consentendo  di diagnosticare precocemente delle cardiopatie fatali. A dimostrarlo sono stati i  ricercatori del Centro Cardiologico Monzino in uno studio pubblicato sulla rivista “JACC: Cardiovascular Imaging”.

“Le aritmie ventricolari maligne sono la causa di circa la metà delle morti cardiache improvvise, soprattutto nei giovani; solo la diagnosi precoce permette di intervenire prima che le alterazioni del ritmo cardiaco diventino fatali”, spiega il coordinatore dello studio, Daniele Andreini, responsabile dell’U.O. Radiologia e TAC Cardiovascolare del Centro Cardiologico Monzino e professore associato dell’Università degli Studi di Milano“Per identificare la cardiopatia che le determina - prosegue l’esperto - l’esame di riferimento è l'ecocardiografia, che però purtroppo non sempre rileva risultati patologici”.

Lo studio prospettico del Centro Cardiologico Monzino ha valutato se la risonanza magnetica fosse in grado di identificare una cardiopatia studiando 946 soggetti con aritmie gravi, per i quali l’ecografia non evidenziava esiti patologici. I risultati sono stati molto promettenti. “La risonanza ha diagnosticato una cardiopatia strutturale nel 25,5% dei casi e in un altro 19,7% ha identificato anomalie in termini di volume cardiaco, funzione e cinetica della parete”, dice Andreini. “La miocardite è risultata la patologia più frequente, seguita dalla cardiomiopatia aritmogena e da altre forme di cardiomiopatia. Essere in grado di rilevare queste cardiopatie permette di valutare correttamente il rischio e la prognosi  e dunque di selezionare chi ha indicazione per l’impianto di un defibrillatore automatico, dispositivo salvavita”, aggiunge.

“Il fatto che la risonanza abbia intercettato una cardiopatia strutturale in circa un paziente su quattro è davvero notevole, ancor di più se consideriamo che i soggetti arruolati nello studio sono pazienti del Monzino, e dunque avevano eseguito gli esami in un centro di terzo livello con operatori esperti”, commenta Claudio Tondo, responsabile dell’Aritmologia del Centro Cardiologico Monzino e professore associato dell’Università degli Studi di Milano che precisa:  “La prescrizione della risonanza magnetica  non deve essere tuttavia ‘a tappeto’:  all’esame vanno indirizzate in modo mirato le persone che presentano aritmie più gravi”.

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