Non è una cura, ma una nuova efficace strategia per alleviare uno dei sintomi principali del morbo di Parkinson, cioè i tremori. Si tratta degli ultrasuoni focalizzati ad alta intensità, guidati da risonanza magnetica, che riscaldano e distruggono un piccolissimo pezzetto di tessuto cerebrale, il talamo, riducendo da subito i tremori e con una efficacia che perdura a lungo termine. A dimostrarne le potenzialità è stato un trial clinico condotto presso l’Università dell'Aquila. I risultati sono stati presentati al meeting della Radiological Society of North America a Chicago da Federico Bruno, radiologo del Dipartimento di Biotecnologie e Scienze Cliniche applicate.
Lo studio ha coinvolto 39 pazienti con età media di 64 anni: 18 con diagnosi di tremore essenziale e 21 con diagnosi di Parkinson. I ricercatori hanno misurato il tremore e la qualità di vita dei pazienti prima e immediatamente dopo il trattamento, e nel corso di tutto l’anno successivo. I risultati sono stati straordinari: 37 pazienti su 39 (il 95%) hanno riportato una significativa e immediata riduzione del tremore. In pratica, la terapia con ultrasuoni è stata in grado di eliminare quella piccola parte del “talamo” che determina gli spasmi muscolari - in genere alle mani - molto invalidanti per i pazienti.
“Un ulteriore vantaggio degli ultrasuoni - sottolinea Bruno - è l’effetto immediato che il trattamento fornisce, diversamente dalla stimolazione profonda”, che oltre a richiedere un intervento invasivo per applicare nel cervello una sorta di pacemaker, impiega del tempo per iniziare a fare effetto. “In più - aggiunge - la terapia con ultrasuoni richiede un ridotto tempo di degenza, ed è applicabile anche a pazienti molto fragili, che non potrebbero sostenere un intervento chirurgico”. Si tratta di un'opzione terapeutica presto disponibile. “L’uso clinico è stato approvato dalla FDA meno di tre anni fa”, dice Bruno. “Pochi pazienti conoscono questa opzione terapeutica sono ancora pochi i centri specializzati in grado di offrirla”, conclude. Eppure, bisognerebbe fare presto considerando che il Parkinson rappresenta la seconda malattia neurodegenerativa dell’adulto, dopo l’Alzheimer, con numeri in costante aumento.
Si stima che nel nostro Pase le persone che ne sono affette ammontino a circa 250mila malati: considerando che ogni paziente ha almeno un caregiver che lo assiste, il fenomeno coinvolge oltre mezzo milione di persone.