Per la prima volta al mondo un paziente con aritmia ventricolare è stato trattato con un fascio di protoni che ha colpito, in modo mirato e con un ridottissimo impatto sui delicati tessuti circostanti, la porzione del cuore responsabile dei battiti cardiaci irregolari. L’intervento, messo a punto in collaborazione con la Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, è stato eseguito al Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (Cnao), uno dei 6 centri al mondo dotati di acceleratori capaci di generare fasci di protoni e ioni carbonio, utilizzati in genere per la cura dei tumori radioresistenti e non operabili.
La scelta di utilizzare l’adroterapia con protoni, forma avanzata di radioterapia per la cura dei tumori, per il trattamento di una patologia cardiaca è nata dalla necessità di contrastare una forma particolarmente aggressiva di aritmia ventricolare, che non aveva risposto efficacemente né ai trattamenti tradizionali né a quelli più avanzati e che determinava nel paziente continue e pericolose alterazioni del ritmo cardiaco. L’aritmia ventricolare, infatti, genera impulsi elettrici non sincronizzati che impediscono al cuore di pompare il sangue e possono portare all’arresto cardiaco. Per fermarla è necessario intervenire sulla parte del cuore dove gli impulsi aritmici si generano. “In genere l’approccio farmacologico, la chirurgia e la radiofrequenza sono efficaci nel contrastare l’aritmia”, spiega Roberto Rordorf, responsabile dell’Unità di Aritmologia della UOC Cardiologia del Policlinico San Matteo. “In questo caso particolarmente grave, tuttavia, queste soluzioni terapeutiche si sono rivelate inefficaci e si è reso necessario un intervento diverso”, aggiunge.
Da qui la scelta di procedere con i protoni. Il paziente, di 73 anni, è stato sottoposto al trattamento di adroterapia con protoni il 13 dicembre 2019. Dopo l’intervento il paziente è stato tenuto sotto stretto monitoraggio senza che si siano verificate recidive dell’aritmia trattata e senza ulteriori episodi di arresto cardiaco. Qualche giorno fa il paziente è stato finalmente dimesso in buone condizioni generali, in buon compenso cardiocircolatorio ed è stato possibile trasferirlo presso un reparto riabilitativo vicino al domicilio. Fino a oggi l’utilizzo di particelle pesanti (protoni, ioni carbonio) in questo ambito è documentato nella letteratura scientifica internazionale solo su modelli animali. L’intervento di Pavia risulta essere il primo al mondo sull’uomo e i primi risultati sono davvero incoraggianti. “Per questo motivo insieme a Cnao stiamo valutando la fattibilità di uno studio clinico sperimentale”, dice Rordorf.