L'acqua potrebbe fare la differenza nel recupero da un ictus cerebrale. E' quella che si chiama idrochinesiterapia, una forma di riabilitazione in acqua che si effettua per diverse patologie. In particolare, la Fondazione Santa Lucia IRCCS ha validato un nuovo protocollo di idrochinesiterapia che, rispetto alla terapia in acqua tradizionale, offre un incremento del 30 per cento nel livello di recupero delle funzioni motorie e dell’equilibrio. I pazienti che hanno partecipato al nuovo protocollo, denominato “Approccio Propedeutico Sequenziale”, hanno recuperato maggiormente rispetto ai pazienti del gruppo di controllo, riuscendo a camminare senza la necessità di un ausilio e migliorando l’equilibrio con una riduzione del rischio di cadute da “medio” a “basso”.
Il trial clinico, diretto da Marco Tramontano e pubblicato sulla rivista Frontiers in Neurology, ha coinvolto 33 pazienti tra i 25 e gli 80 anni, colpiti da ictus e con diagnosi di emiplegia, cioè deficit dovuto ad una lesione neurologica che paralizza un lato del corpo. I pazienti sono stati seguiti con trattamento ambulatoriale 2 volte a settimana. Sia il gruppo di pazienti inclusi nel nuovo protocollo che il gruppo di controllo, hanno riscontrato un miglioramento sostanziale delle loro condizioni fisiche, misurate attraverso numerosi indici tra cui lo Stroke Specific Quality Of Life Scale (SS-QoL) e il Barthel Index Modificato (BIM). Nel gruppo sottoposto al nuovo protocollo terapeutico si è registrato un incremento medio del 30% superiore al gruppo di controllo su tutti gli indici, dimostrando la validità del metodo applicato. Il risultato è stato confermato anche nella verifica di follow-up ad un mese dal termine di entrambi i protocolli di idrochinesiterapia.
L’idrochinesiterapia è un approccio terapeutico che si avvale delle proprietà fisiche dell’acqua per incrementare l’efficacia delle terapie incluse nel percorso di neuroriabilitazione. Questo approccio terapeutico, per alcune tipologie di pazienti, è da tempo considerato efficace soprattutto se somministrato in modo complementare alla terapia in palestra. L’accesso ad una piscina di idrochinesiterapia è per questo inserito tra gli standard necessari per gli ospedali di neuroriabilitazione. “Lo studio ha diversi risvolti clinici rilevanti", spiega Tramontano. “Il primo è che un approccio sequenziale e propedeutico è applicabile anche in ambiente acquatico e non solo in Palestra, il secondo è che in entrambi i gruppi la spasticità non è aumentata ma bensì ridotta alla fine della sperimentazione confermando gli effetti terapeutici dell’idrochinesi terapia sull’ipertono", conclude.