Vaccinarsi contro un agente infettivo specifico per essere poi più reattivi anche contro altri virus e batteri. E' quanto promuove Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e professore emerito di Humanitas University, in uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine. Le conclusioni sono molto importanti soprattutto in questo periodo di convivenza con SARS-CoV-2.
L’immunità innata, la prima linea di difesa del nostro organismo, ha un ruolo chiave nella resistenza ai patogeni: risolve il 90% dei problemi causati dal contatto con batteri e virus e si accompagna all’immunità adattiva, la nostra linea di difesa più specifica, che può essere stimolata e dunque potenziata con i vaccini. Oggi tuttavia, si parte da una prospettiva nuova: sempre più dati ci dicono che anche il sistema immunitario innato può essere allenato. “Vaccinarsi può aumentare il tono di base dell'immunità innata, come in un allenamento, e innescare la resistenza antimicrobica definita ‘agnostica’”, dice Mantovani. “Tale addestramento è direttamente collegato alla resistenza alle malattie infettive, come probabilmente accade anche per Covid-19. In questo processo - continua - giocano un ruolo chiave le cellule mieloidi, in particolare i macrofagi, attori centrali dell'immunità innata che, con la loro diversità e plasticità, contribuiscono all'attivazione, all'orientamento e alla regolazione delle risposte immunitarie adattive”. Per allenare il sistema immunitario al momento esistono due strade: sottoporsi alle vaccinazioni raccomandate, compresa quella antinfluenzale stagionale, e condurre uno stile di vita sano, sintetizzato nella formula 0-5-30: ogni giorno zero sigarette, 5 porzioni di frutta e verdura fresche, 30 minuti di esercizio fisico moderato. L’obesità disorienta il sistema immunitario ed è un fattore di rischio, anche per Covid-19.
Allena l’immunità innata, ad esempio, il vaccino contro il morbillo, che protegge non solo contro il virus specifico, ma anche più in generale contro le infezioni respiratorie. “Questo meccanismo di allenamento potrebbe contribuire a spiegare il fatto che i bambini siano meno colpiti da Covid-19 – prosegue Mantovani – dal momento che la maggior parte di loro è sottoposta a diverse vaccinazioni nei primi anni di vita. Sperimentazioni in corso utilizzano, ad esempio, il vaccino contro BCG (Tubercolosi) per alzare la soglia di allenamento del sistema immunitario”. Evidenze epidemiologiche, come quelle descritte in un lavoro uscito in parallelo sulla rivista Proceedings National Academy of Science suggeriscono che questo vaccino possa aumentare la resistenza a Covid. “Ma ciò andrà provato in studi prospettici controllati”, precisa Matovani. È ancora dubbio che il vaccino antinfluenzale sia associato a un effetto analogo, ma ciò non toglie che sia fortemente indicato. “Certamente innalzare il livello delle nostre difese di prima linea costituisce una strada promettente da esplorare e approfondire”, conclude Mantovani.