Addio ago-cateteri. In futuro, per misurare la pressione venosa centrale basterà una semplice ecografia. A proporre un nuovo metodo per ottenere un parametro fondamentale per il medico che deve fronteggiare situazioni critiche, come una grave emorragia o uno scompenso cardiaco, è stato un gruppo di ricercatori, coordinati da Paolo Zamboni, professore ordinario di Chirurgia Vascolare nel corso di laurea in Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Ferrara. I risultati, pubblicati sulla rivista Plos One, potrebbero mandare presto in pensione una procedura invasiva, dolorosa e rischiosa.
Ad oggi l'unico modo per misurare la pressione venosa centrale consiste nel posizionare un catetere nelle vene giugulari del paziente. Nel nuovo studio si propone un metodo che consiste nell'analisi dei dati ottenuti con una semplice ecografia. Il team di ricerca ha indagato la possibilità di misurare il parametro attraverso l’elaborazione di segnali ottenuti da una videoclip di un normale esame ecografico della pulsazione dei vasi del collo, senza quindi sottoporre i pazienti a esami invasivi. La pressione venosa centrale è stata misurata sia con la metodica classica, quindi con l'applicazione del catetere venoso centrale, sia acquisendo i segnali dell’ecografo. “Confrontando le due metodiche, è stato riscontrato un errore medio di appena 1.4 mmHg. La videoclip nella quale venivano registrati i segnali dell’ecografo nel 96 per cento dei casi ha identificato correttamente i pazienti che avevano un valore di pressione venosa centrale nei limiti della norma”, illustra Zamboni.
Per arrivare a queste conclusioni è stato necessario coinvolgere un team di ricerca interdisciplinare, composto da esperti di clinica, da tecnici biomedici, fisici e bioingegneri. Tra loro Clive Beggs, professore emerito di fisiologia applicata dell'Università di Leeds. “La sfida più grande che abbiamo dovuto affrontare è stata quella di trasformare i dati provenienti dalla videoclip delle pulsazioni della vena giugulare nel valore reale della pressione venosa centrale misurata a livello del cuore”, dice Beggs. “Fortunatamente siamo riusciti ad elaborare i dati con il sistema dell' autocorrelazione del segnale della pulsazione, il che ci ha notevolmente semplificato le cose, risolvendo quello che fino ad oggi era un problema estremamente complesso”, aggiunge. Il risultato rappresenta un traguardo importante per la medicina e per le possibili applicazioni cliniche che ne derivano. “Potenzialmente questo risultato apre la strada a sviluppi impensabili, anche in chiave di diagnosi in Telemedicina”, conclude Zamboni.