Nel nostro paese quasi un decimo dei tumori al pancreas sotto i 74 anni di età sono causati da mutazioni nei geni BRCA 1 e BRCA 2, quelli che hanno spinto l'attrice Angelina Jolie a sottoporsi a un intervento di mastectomia e di isterectomia per prevenire il cancro al seno e alle ovaie. A rivelare l'inaspettata prevalenza di queste mutazioni nei pazienti con tumore al pancreas è stato uno studio realizzato da un network di centri oncologici sul territorio italiano e coordinato da Michele Reni, oncologo e responsabile del coordinamento clinico del Pancreas Center dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista ESMO Open.
Lo studio ha arruolato 939 pazienti con adenocarcinoma del pancreas in cura tra giugno 2015 e maggio 2020 in alcuni dei principali centri oncologici Italiani. Di questi, il 52% erano uomini, l’età media era 62 anni, il 62% era già in fase metastatica e il 29% aveva una storia familiare di tumori potenzialmente legati ai geni BRCA. Ogni paziente – indipendentemente dall’età, dalla storia famigliare e dalla presenza o meno di metastasi al momento della diagnosi – è stato testato per la presenza di mutazioni in questi geni. “In totale sono risultati positivi alle varianti patogeniche di questi geni - dice Reni - il 9% dei pazienti con meno di 74 anni. Si tratta di un valore molto più alto di quello atteso, al netto della variabilità che si riscontra nelle diverse fasce d’età. Le mutazioni BRCA predispongono infatti allo sviluppo dei tumori in età più giovanile, mentre il tumore al pancreas insorge con maggior frequenza in età più avanzata: ecco perché le mutazioni sono presenti nel 17% dei pazienti con meno di 40 anni ma appena nel 6.2% dei pazienti ultra settantenni”.
Una prevalenza del 9%, secondo Reni, significa che l’Italia è un paese ad alta incidenza per le mutazioni ai geni BRCA, alla stregua di alcune aree degli Stati Uniti. “Un fatto che impone dei cambiamenti nelle linee guida dei test genetici: non possiamo più limitarci ad eseguire il test nel caso di tumori metastatici, bisogna farlo sempre – per qualsiasi paziente – sotto i 74 anni. Solo così possiamo identificare tutti i portatori, garantire loro le migliori chance di trattamento e fare prevenzione nei famigliari a rischio”, conclude Reni. Sappiamo infatti che le chemioterapie più efficaci per il tumore al pancreas nel caso di mutazioni in BRCA sono quelle a base di platino, mentre la scoperta di altri famigliari portatori della mutazione permette il loro inserimento in programmi di prevenzione del tumore al seno, alle ovaie, al pancreas o alla prostata.