Gli sbadigli potrebbero non essere legati alla necessità di ossigenare il cervello. Una nuova ipotesi, formulata da un gruppo di scienziati dell'Università di Utrecht, suggerisce che lo scopo dello sbadiglio sia quello di abbassare la temperatura del cervello. E questo, stando a quanto riportato dalla rivista Communications Biology, varrebbe per molti animali e probabilmente anche per gli esseri umani.
Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno analizzato più di 1.250 sbadigli osservati in oltre 100 specie di animali. In particolare, il gruppo di ricerca ha ripreso gli sbadigli di 55 specie di mammiferi e 46 specie di uccelli, catturando le immagini relative ai vari esemplari all’interno degli zoo. Gli autori dello studio hanno collegato la durata degli sbadigli con i dati cerebrali e neuronali raccolti dagli scienziati della Charles University di Praga. Gli esperti hanno quindi dedotto che, indipendentemente dalle dimensioni del corpo, la durata dello sbadiglio aumenta con le dimensioni e il numero di neuroni nel cervello. Da qui l'intuizione che questa comune pratica possa contribuire a “raffreddare” il cervello e favorire così un livello più elevato di attenzione.
“Abbiamo scoperto – riporta Jorg Massen dell'Università di Utrecht – che la durata media degli sbadigli di una specie aumenta insieme alle dimensioni dell’organo cerebrale”. Inalare aria e stirare i muscoli delle cavità orale, secondo i ricercatori, potrebbero avere una funzione termoregolatoria. Stando ai dati raccolti dal team, inoltre, i mammiferi sbadigliano con una frequenza più elevata rispetto agli uccelli. “Sbadigliare non è una manifestazione di scortesia – concludono gli studiosi – quanto piuttosto il tentativo di restare attenti. Si tratta di un meccanismo comportamentale sviluppato per ridurre la temperatura del cervello”.