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È un dispositivo in miniatura, senza fili, che regola il battito del cuore agendo su entrambe le camere cardiache. Il nuovo pacemaker è stato impiantato per la prima volta in Italia al Centro Cardiologico Monzino di Milano e sono pochi al mondo che lo fanno, nell’ambito dello studio clinico internazionale “Aveir DR i2i Study”.

Si chiama “Aveir DR” e viene impiantato direttamente nel ventricolo e nell’atrio destro tramite una procedura mininvasiva, eliminando così la necessità di inserire sia degli elettrocateteri nel sistema venoso, sia una tasca nel torace del paziente come accade invece con i sistemi tradizionali.

I primi due impianti in Italia sono stati effettuati con successo dall’équipe guidata da Claudio Tondo, direttore del Dipartimento di Aritmologia. “Il nuovo algoritmo ‘implant-to-implant’ (i2i) consente ai dispositivi atriali e ventricolari di comunicare tra loro per fornire una stimolazione cardiaca sincronizzata o coordinata in base alle esigenze cliniche del paziente”, spiega Tondo. “I dispositivi impiantati sono inoltre progettati specificamente per essere recuperati – continua – quando uno o entrambi devono essere sostituiti o qualora sia necessario modificare la terapia di un paziente. Tutto questo permette di allargare le indicazioni, e dunque il numero di pazienti che può fruire dei pacemaker senza fili, una delle più grandi innovazioni nella cura nel mondo dei pacemaker degli ultimi dieci anni. Il pacemaker leadless a doppia camera è in grado di stimolare elettricamente tutto il cuore, come i sistemi tradizionali, ma con molti vantaggi in più per i pazienti”. Nel 2013 il Monzino ha impiantato il primo pacemaker wireless in Italia, facendo da apripista a questa tecnologia oggi ampiamente diffusa.

I grandi vantaggi del wireless derivano delle dimensioni mini e l’assenza di fili, che permettono di inserire il dispositivo direttamente nella cavità cardiaca con un intervento mini-invasivo, evitando la chirurgia. I nuovi device, infatti, possono essere introdotti direttamente nella cavità cardiaca, passando attraverso la vena femorale, con una procedura chirurgica interventistica, senza quindi nessuna apertura della cute, nessuna cicatrice e nessun rischio di incorrere nelle problematiche che un atto operatorio può comportare. L’assenza di fili, inoltre, riduce la possibilità che il sistema vada incontro a malfunzionamenti legati al danneggiamento dei cavi, e la batteria a lunga durata può assicurare al dispositivo una durata superiore a quella standard, in media di 5-6 anni. “Attualmente in Italia si effettuano circa 30.000 interventi di inserimento o sostituzione di pacemaker ogni anno. Sono convinto che la tecnologia wireless sostituirà gradualmente gli impianti tradizionali anche per i casi più complessi”, conclude Tondo.

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