Un vero e proprio bollettino di guerra. È in questo modo che si può definire il pesante tasso di mortalità associato alla resistenza antimicrobica. Il bilancio delle vittime è salito vertiginosamente, fino a superare 1 milione di morti. Questo allarmante quado emerge da uno studio condotto dagli scienziati dell’Institute for Health Metrics and Evaluation presso la School of Medicine dell’Università di Washington, l’Oxford Center for Global Health Research e del Center for Tropical Medicine and Global Health. I risultati, pubblicati sulla rivista The Lancet Global Health, sottolineano l'esigenza di agire subito contro questa emergenza.
Il team di ricerca, composto da 78 esperti affiliati a diversi istituti di ricerca, ha esaminato 23 agenti patogeni batterici e 88 combinazioni di agenti patogeni per valutare la mortalità correlata alla resistenza antimicrobica. I ricercatori hanno considerato i dati relativi a tutti i 53 paesi europei dell’Organizzazione mondiale della sanità. “La resistenza antimicrobica (AMR) – scrivono gli autori – rappresenta una delle minacce più cruciali per la salute pubblica e l’assistenza sanitaria moderna. Studi precedenti hanno identificato difficoltà nella stima dell’entità del problema e del suo effetto a valle sulla salute umana e sulla mortalità. Il nostro studio presenta la serie più completa di stime a livello regionale e nazionale del carico di resistenza antimicrobica nella regione europea parte dell’OMS”. Stando a quanto emerge dall’indagine, nel 2019 si sono verificati più di un milione di morti correlati a una delle 11 sindromi infettive con esiti letali.
Il carico maggiore riguardava le infezioni del sangue, associate a 319 mila morti, seguite da quelle respiratorie, che avevano provocato 231 mila perdite, e addominali, legate a 197mila decessi. I tassi di mortalità più elevati per 100 mila abitanti sono stati osservati in Europa orientale e centrale. In generale, i paesi con piani d’azione nazionali presentavano un carico di resistenza antimicrobica inferiore, ma gli autori evidenziano la necessità di adottare strategie più efficaci per contrastare il problema. Tra le strategie di intervento possibili, gli scienziati riportano l’adozione di un sistema di monitoraggio puntuale, il miglioramento dei livelli di igiene e l’ampliamento delle possibilità di accesso ai vaccini. “Per quanto riguarda i patogeni specifici – concludono gli studiosi – abbiamo dimostrato che l’Escherichia coli e lo stafilococco aureo presentano il maggior carico di AMR nella regione europea dell’OMS. Gli elevati livelli di resistenza per diversi agenti batterici e combinazioni di patogeni e farmaci evidenziano che la resistenza antimicrobica rappresenta una sfida seria e una minaccia crescente per la salute pubblica. Speriamo che il nostro lavoro stimoli l’adozione di contromisure adeguate”.