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Una scarsa aderenza terapeutica può aumentare il rischio di comportamenti impulsivi tra coloro che hanno un disturbo da deficit di attenzione/iperattività (Adhd) e favorire il loro coinvolgimento in reati minori. Uno studio condotto dall’Università di Groningen (Paesi Bassi), ha infatti dimostrato che un'elevata aderenza ai farmaci per l'Adhd è associata a una riduzione del rischio di commettere un reato minore tra il 33% e il 38% rispetto a quanto succede nei periodi di bassa aderenza. I risultati del lavoro svolto su quasi 20mila ragazzi, pubblicati sul The Journal of Child Psychology and Psychiatry, sono stati discussi nel convegno congiunto della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf) e dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza di Cagliari.

“L’Adhd è uno dei principali disturbi del neurosviluppo ed è una delle più comuni condizioni psichiatriche dell’infanzia”, spiega Giovanni Migliarese, primario di psichiatria all’ASST di Pavia e consigliere SINPF. “In Italia, ha una prevalenza stimata del 2,9% nella fascia d’età tra 5 e 17 anni, in linea con la media europea. In molti casi - continua - permane nell’età adulta, dove si registra una prevalenza analoga”. Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine mostra che le persone con l’Adhd abbiano dalle 4 alle 7 volte di probabilità in più di infrangere la legge.

Il nuovo studio olandese aggiunge un ulteriore tassello, confermando l’importanza di una corretta terapia. Utilizzando i dati presenti in due database olandesi, i ricercatori hanno cercato di indagare l’associazione tra l’aderenza ai farmaci per l’Adhd e i reati minori registrati tra il 2005 e il 2019 che riguardano un totale di 18.234 ragazzi dai 12 ai 18 anni. “I risultati mostrano che un’elevata aderenza ai farmaci per l’Adhd si associa a una riduzione del rischio di commettere un reato minore tra il 33% e il 38% rispetto a periodi di bassa aderenza, ovvero periodi con o senza quantità sufficienti di farmaci dispensati”, evidenzia Matteo Balestrieri, co-presidente della SINPF e professore di psichiatria all’Università di Udine.

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