Per la prima volta al mondo una terapia si dimostra efficace nel prevenire l’insufficienza renale acuta (Ira), una condizione più frequente e mortale dell’infarto, che può insorgere nei pazienti sottoposti a intervento chirurgico e può evolvere in malattia renale cronica. La scoperta è di un gruppo internazionale guidato dall’Irccs ospedale San Raffaele di Milano, pubblicata sul New England Journal of Medicine. L’Ira è presente nel 10-15% di tutti i pazienti ospedalizzati a livello globale (circa mezzo miliardo all’anno) e nella metà dei ricoverati in terapia intensiva. Il tasso di mortalità a 90 giorni nei pazienti critici con Ira può arrivare al 30-40%.
Il nuovo lavoro dimostra l’efficacia della somministrazione endovenosa di amminoacidi per prevenire la comparsa di Ira in seguito a un intervento chirurgico con bypass cardiopolmonare. Lo studio ha coinvolto 3.511 pazienti di 22 centri in paesi tra i quali Italia, Croazia e Singapore. I ricercatori hanno somministrato gli amminoacidi a un primo gruppo di 1.759 pazienti adulti che venivano sottoposti a intervento di chirurgia cardiaca con bypass cardiopolmonare e nei 3 giorni successivi l’intervento; ai restanti 1.752 è stato somministrato un placebo. Nel gruppo trattato si è registrata una riduzione del 5% della probabilità di Ira.
“Abbiamo visto che, somministrando una soluzione di amminoacidi per via endovenosa dal momento immediatamente precedente all’operazione fino a 3 giorni dopo, il rene è in grado di mantenere una buona perfusione, diminuendo quindi di molto la probabilità che insorga un’Ira”, afferma Giovanni Landoni, direttore del Centro di ricerca Anestesia e Rianimazione del San Raffaele. “Da oggi potremo studiare e forse applicare questi risultati anche a chi soffre di insufficienza cardiaca, a chi subisce un trapianto di rene, a chi ha un’insufficienza renale in corso, a pazienti settici e potrà essere usato anche per ridurre i danni da mezzi di contrasto”, dice Alberto Zangrillo, referente direzionale Aree cliniche del San Raffaele.