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Le cure oftalmologiche erogate dal Servizio Sanitario Nazionale hanno le ore contate. Mancano infatti meno di 3 mesi all’entrata in vigore dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza, già una volta rimandata, e quando succederà il prossimo gennaio l’oculistica rischia di “uscire” dal sistema sanitario. A pagarne le conseguenze saranno i 6 milioni di italiani che, a livelli di gravità diversi, soffrono di una malattia oculare. A puntare i riflettori sul futuro delle cure oculistiche in Italia è l’Associazione Pazienti Malattie Oculari (APMO).

“Medici e pazienti sono estremamente preoccupati per le possibili conseguenze dell’entrata in vigore dei nuovi LEA”, afferma Michele Allamprese, direttore esecutivo APMO. “Con la riduzione significativa dei risarcimenti per interventi e cure alle strutture pubbliche, nessun ospedale potrà garantire ai pazienti un accesso equo e tempestivo. A quel punto – continua – gli unici pazienti che potranno curarsi saranno coloro che hanno i mezzi economici per rivolgersi a specialisti e strutture private. Mentre chi non potrà pagarsi le cure di tasca propria è destinato a diventare cieco o ipovedente”.

“Con l’entrata in vigore dei nuovi Lea il destino dell’Oculistica pare segnato e potrebbe seguire quello stesso dell’Odontoiatria: sempre meno pazienti potranno rivolgersi a specialisti in strutture pubbliche”, sottolinea Francesco Bandello, direttore dipartimento di Oftalmologia, Università Vita Salute San Raffaele Milano e presidente APMO. “I nuovi LEAprevedono ad esempio un risarcimento per l’intervento di cataratta per le strutture pubbliche di circa 800 euro: una cifra insufficiente a compensare le spese di personale e materiali”.

Se l’intento della revisione dei LEA è quello di risparmiare risorse pubbliche, esso è chiaramente un intento molto miope: “Sacrificare l’oculistica costa molto più di quanto faccia risparmiare sia in termini economici che sociali”, conclude Allamprese. “La salute degli occhi di ogni persona è preziosa e che bisogna tutelarla attraverso il Servizio sanitario nazionale”.

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