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La gotta non è una malattia del passato, ma è in netta risalita. A lanciare l’allarme è stata la Società Italiana di Reumatologia (Sir). “Oggi in Italia, il 20% della popolazione adulta presenta elevati livelli di acido urico nel sangue (iperuricemia), causa diretta della gotta”, spiega Andrea Doria, presidente della Sir. “Non tutti i soggetti con iperuricemia vanno poi incontro alla malattia, che si verifica quando l’accumulo di acido urico deposita dei cristalli a livello articolare, dando origine ad attacchi di dolore acuti e intermittenti ed evolvendo in una forma cronica di artrite”.

“Soffre di gotta l’1% degli adulti in Italia, il 4% negli USA e l’incidenza della patologia è in costante aumentoa causa dell’invecchiamento della popolazione, dei tassi crescenti di obesità e diabete, di cattive abitudini come l’abuso di alcol, oltreché della diffusione di alcune classi di farmaci – prosegue Doria –. È un trend che si osserva a livello mondiale, tanto che la malattia ha ormai fatto la sua comparsa anche in Paesi in cui non se ne aveva notizia, come la Cina”.

“Fortunatamente, con la diagnosi precoce e terapie appropriate, cui affiancare sana alimentazione e moderata attività fisica, è possibile - sottolinea il presidente della Sir - gestirla efficacemente e anche farla regredire. In più, poiché l’iperuricemia è un importante fattore di rischio cardiovascolare, tenerla sotto controllo significa fare prevenzione anche rispetto alle patologie cardiocircolatorie e dismetaboliche”.

La dieta da sola non è sufficiente, nella maggioranza dei casi è necessario prescrivere una terapia farmacologica, ma gli effetti benefici della perdita di peso e dell’attività fisica sono incontestabili: “Gli studi degli ultimi anni – conferma Leonardo Punzi, direttore dell’Istituto di Storia della Reumatologia – hanno evidenziato l’importanza della riduzione del peso e dell’attività fisica nella gestione dei pazienti affetti da gotta e iperuricemici, non solo per gli effetti benefici di tali comportamenti sulla malattia di per sé, ma anche sulle altre patologie che spesso sono compresenti, come ipertensione, infarto, ictus, obesità e diabete”.

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