Farmaco di classe A, soggetto a prescrizione medica.
Polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso intramuscolare 500 mg/2 ml.
A che cosa serve
Trattamento di infezioni batteriche dell’apparato respiratorio (polmoniti), delle vie biliari e urinarie, peritoniti, meningiti e setticemie. Profilassi chirurgica.
Quanto ne serve
La dose varia in base alla gravità, al livello di sensibilità, al sito e al tipo d’infezione, all’età e alla funzionalità epato-renale del paziente.
Come e quando si prende
Viene somministrato una volta al giorno attraverso iniezioni intramuscolari.
La durata della terapia varia in relazione al decorso della malattia. Come per altre terapie antibiotiche, il trattamento con ceftriaxone deve essere continuato per 48-72 ore dopo lo sfebbramento del paziente o dopo la dimostrazione di eradicazione batterica.
Avvertenze e indicazioni
In pazienti di qualsiasi età ceftriaxone non deve essere miscelato, né somministrato in concomitanza, con soluzioni endovenose contenenti calcio, nemmeno mediante linee di infusione diverse o in siti di infusione diversi.
Durante il trattamento prolungato si deve eseguire un esame emocromocitometrico a intervalli regolari.
L’uso in gravidanza e in allattamento è deciso dal medico solo nel caso in cui i benefici superino i potenziali rischi.
Durante il trattamento con ceftriaxone si possono verificare effetti indesiderati (quali capogiri) che possono incidere sulla capacità di guidare veicoli e usare macchinari.
Effetti indesiderati, controindicazioni, interazioni
Le reazioni avverse riferite con maggior frequenza con ceftriaxone sono eosinofilia, leucopenia, trombocitopenia, diarrea, rash e aumento degli enzimi epatici.
I diluenti contenenti calcio, quali soluzione di Ringer o di Hartmann, non devono essere utilizzati per ricostituire i flaconcini di ceftriaxone poiché può formarsi del precipitato. La precipitazione di calcio-ceftriaxone può verificarsi anche quando ceftriaxone viene miscelato con soluzioni contenenti calcio nella stessa linea di somministrazione endovenosa.
La somministrazione concomitante di anticoagulanti orali può aumentare l’effetto anticoagulante degli inibitori della vitamina-K e il rischio di sanguinamento.
Il suo impiego è controindicato in caso di ipersensibilità alle cefalosporine (spesso presente in chi è allergico alle penicilline), gravi alterazioni della funzionalità del fegato e dei reni e nei neonati con ittero, acidosi e bassi livello di albumina nel sangue.
A cura di Ma.CRO Lifescience, startup dell’Università di Roma “La Sapienza”.
Scheda aggiornata a giugno 2023