I classici fattori di rischio, come fumo, dieta scorretta o sedentarietà, potrebbero non bastare a spiegare del tutto lo sviluppo della patologia cardiaca.Il dato è emerso da uno studio pubblicato sullo European Heart Journal dal team di David Batty della Social and Public Health Sciences Unit dell'Università di Glasgow. Secondo i ricercatori, la capacità cognitiva potrebbe essere un fattore di rischio indipendente e spiegare una discreta percentuale delle differenze nella mortalità tra soggetti con elevato o ridotto livello socioeconomico. La ricerca evidenzia la possibilità che esistano fattori psicologici ancora sconosciuti da considerare e che fra questi possa esservi la funzione cognitiva misurata con il quoziente intellettivo (QI). I soggetti con un reddito e una cultura più bassi sono risultati a rischio maggiore di morire per malattie cardiovascolari, come atteso. Tuttavia, quando i ricercatori hanno esaminato il QI e controllato i fattori di rischio per il cuore di ciascun soggetto, è emerso che il QI, da solo, spiegava il 23% delle differenze nella mortalità. I ricercatori hanno cercato di spiegare il fenomeno in vari modi: un punteggio più basso nel test che misura l'intelligenza potrebbe portare a trascurare più facilmente le misure chiave per la salute del cuore.