Da precisare subito, dinanzi a qualche annuncio o esagerazione giornalistica: siamo ancora ancora alle parole, per gli atti concreti bisognerà attendere almeno un po’. La volontà politica, a livello statale e regionale, è stata comunque definita, così come il pieno consenso (e anzi il sollecito) dalla totalità degli addetti ai lavori – inclusi medici e associazioni - al “tavolo” aperto negli ultimi giorni presso l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). Si punta a una semplificazione dell’accesso a ricette e cure per i circa dieci milioni di italiani affetti da qualche malattia cronica, e spesso costretti per giunta all’odissea di procedure costose e interminabili, oltre che almeno in parte non giustificate.
La realtà è che i pazienti cronici possono acquistare i farmaci necessari solo dopo la definizione di un “piano terapeutico” per il quale il medico di base non basta, necessitando il ricorso a uno specialista. Quindi sono costretti necessariamente a passare da un medico all’altro, per poter accedere a centinaia di prodotti di 32 diverse categorie terapeutiche.
Spese per i ticket per le visite, ore e giorni di attesa, che per giunta a volte non sono sufficienti per il protrarsi del ping-pong, come lamentano i medici stessi. “Spesso il paziente torna senza piano e con richieste di esami diagnostici da noi già effettuati che ovviamente lo specialista non conosce e siamo così costretti a rinviarlo allo stesso specialista dietro esborso di altri 50 euro”, racconta Silvestro Scotti, Segretario della Federazione Italiana Medici di Famiglia.
E non mancano le aggravanti: quel “piano terapeutico” va aggiornato periodicamente, a seconda dei casi e della patologia, e tale periodicità può ridursi addirittura all’arco di pochi mesi. Di più, alcune Regioni impongono che la prima dose di farmaci, e quindi il primo timbro sulla prescrizione, debbano passare per la farmacia ospedaliera, e solo dagli acquisti successivi sia possibile recarsi in quella sotto casa. Ancora, protestano i pazienti di qualche Regione, “i farmaci necessari per le cure mensili non vengono più prescritti in un’unica ricetta ma con più prescrizione settimanali”.
E così, si arriva talora a eccessi procedurali non-sense, ben al di là della sacrosanta necessità di tutelare l’appropriatezza e sicurezza terapeutica. Ai fatti, è una burocrazia che tende a caricare i pazienti di oneri, anche economici, e a scaricare quelli dell’ente pubblico, sia limitando la vendita dei farmaci (e quindi l’esborso per il Servizio Sanitario), sia incassando dai ticket.
Ora, la volontà di una rapida svolta c’è e, passa, secondo il tavolo all’Aifa, per una più stretta collaborazione tra specialisti e medici di famiglia, valorizzando il ruolo di questi ultimi anche nell’ambito della diagnostica. Questione di rapidità e di costi, tema al centro delle battaglie nel mondo dei Farmaci Generici. E a tal proposito, quando lo scorso settembre fu varato il primo “Piano Nazionale della Cronicità”, la rete di Cittadinanzattiva, tramite il Coordinatore del Tribunale del Malato Tonino Aceti, commentò, pur plaudendo, con un’annotazione: “La sfida sarà quella di attuarlo, anche perché non sono previste risorse aggiuntive”. Il nodo di fondo sarebbe anzitutto quello dei fondi, quindi, ma l’aggravare i pazienti di procedure e costi non è certo un risparmio.