Certo, a margine di qualche ragionevole quesito su casi e patologie specifiche, ci sono le polemiche, le “fake news”, le storie che confondono le acque senza portare nessun vantaggio alla cultura sanitaria dei Paesi avanzati, che a volte sembrano voler buttare a mare i traguardi raggiunti.
Troppo spesso, però, ci si dimentica che l’altra faccia del problema sono quei quasi venti milioni di bambini non vaccinati del pianeta: una carenza che tiene sotto scacco intere aree povere, impedendo il superamento di diverse patologie, già ampiamente debellate altrove. Il dato è risuonato nei giorni scorsi, in occasione, come oramai da tradizione a fine aprile, della Settimana dell'Immunizzazione, promossa dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), sullo sfondo di qualche novità di rilievo dalla ricerca. E così, sono partite nuove campagne di sensibilizzazione da parte di diverse sigle di specialisti, nonché una linea telefonica diretta, allestita per l’occasione la scorsa settimana dalla Società Italiana di Pediatria (Sip), per rispondere alle domande e ai dubbi circa le diverse vaccinazioni, obbligatorie o meno.
Tutto questo anche perché il problema in realtà non riguarda solo qualche area africana o asiatica, bensì lo stesso Vecchio Continente. “Dei 10,7 milioni di bambini nati ogni anno in Europa, quasi 650mila non completano il ciclo vaccinale delle tre dosi di difterite, tetano e pertosse nel primo anno di vita”, lamenta il Presidente della Sip, Alberto Villani. E un'amara menzione speciale è dedicata proprio al nostro Paese. Gli ultimi dati consolidano quanto qui già segnalato in precedenza con riferimento in particolare al morbillo. Degli oltre seimila casi rilevati in tutta l'Unione Europea nell'ultimo anno, quasi un quarto si sono verificati in Italia, superata in negativo solo dalla Romania, tendenza che sembra accelerarsi nei primi mesi del 2017.
Tra un allarme e l'altro non mancano comunque le buone notizie. Secondo le stime dell'Oms i vaccini salvano ogni anno la vita a circa tre milioni di persone,. Numeri che potrebbero presto ingrossarsi con l'annuncio, da parte della stessa Organizzazione, del via al test su larga scala di un nuovo “vaccino anti-malaria” nell'Africa sub-sahariana (teatro di oltre il 90% dei circa 430mila decessi l'anno per l'infezione), e in particolare in Kenya, Ghana e Malawi. La profilassi, in base alle sperimentazioni, si è rivelata capace di prevenire 4 casi di malaria su 10. Obiettivo, da qui al 2020, immunizzare almeno 360mila bambini