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Tra discussioni, allarmismi e qualche provocazione giornalistica, c’è una verità di fondo che si fa strada sul papilloma virus: quella che gli italiani in realtà ne sanno relativamente poco, e questo riguarda soprattutto gli uomini.

Tra discussioni, allarmismi e qualche provocazione giornalistica, c’è una verità di fondo che si fa strada sul papilloma virus: quella che gli italiani in realtà ne sanno relativamente poco, e questo riguarda soprattutto gli uomini, nonché i rischi della malattia per gli stessi. A fotografare il problema è una nuova ricerca in proposito del Censis, centrata in prevalenza sui genitori.

Il dato assoluto non sembra peraltro pessimo. Circa l’85% delle mamme dichiara di avere informazioni sul virus, si tratta di un dato in aumento rispetto a un’analoga indagine di 6 anni fa. Sono i papà a essere sempre i meno informati (intorno al 75%), sebbene siano oggi più attivi e coinvolti nelle vicende domestiche e nonostante la copertura vaccinale sia carente soprattutto tra i maschi. Il 56,6% delle famiglie dichiara infatti di aver immunizzato le figlie, mentre per i figli la proporzione crolla al 7,3%. Dati che sembrano essere una diretta conseguenza del nodo “di genere” sulla consapevolezza delle conseguenze del virus: quasi tutte le madri (oltre il 91%) lo associa correttamente all’esposizione al tumore al collo dell’utero, ma meno della metà sa che può innescare tumori anche nell’uomo, e il 36,6% pensa addirittura che il papilloma colpisca solo le donne. 

Difetti di conoscenza, e soprattutto parecchia confusione, ammessa dagli stessi genitori. La metà lamenta carenze di pubblica informazione, un terzo dice che l’informazione c’è ma risulta contraddittoria. E tutto questo richiama alla responsabilità gli stessi operatori del settore, anche considerando che il 44% delle famiglie dicono di essersi informate in proposito sui media tradizionali, un altro 30,7% sul web.

A ostacolare un’esauriente informazione c’è anche una resistenza sul nodo dei costi: “Nel portare a casa il piano vaccinale abbiamo incontrato tante resistenze da parte delle Regioni, che considerano i vaccini una spesa in più e tendono ad intervenire solo in stato di emergenza come accaduto per la meningite”, lamenta Ranieri Guerra, Direttore Generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, chiamando alla responsabilità i medici e anche le scuole, in ragione tra l’altro degli ottimi esiti di alcune iniziative locali di informazione tra i giovani.

E i giovani stessi? Ne sanno ancora meno, come ha illustrato un’altra recente indagine dello stesso Censis, da cui è emerso che tre quarti degli adolescenti dichiarano di sapere dell’esistenza del virus, e circa la metà sa della possibilità di vaccinarsi. Anche in questo caso i comportamenti dichiarato sono lo specchio di un tasso di “confusione” preoccupante, anche sul piano della prevenzione contraccettiva. Il 92,7% dei giovani interpellati ha dichiarato di utilizzare gli anticoncezionali, ma a far paura è la gravidanza, molto più della malattia. E il 17,6% è addirittura convinto che per proteggersi dal virus e dalle altre malattie sessualmente trasmissibili vada bene anche la pillola.

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