“I bambini crescono”, titola il 73mo Congresso della Società di Pediatria (Sip), in corso tra il 29 maggio e il I giugno a Napoli, lanciando già un duplice, correlato messaggio: “La pediatria è uscita dal confine temporale dell’età evolutiva - spiega il Presidente della Società Alberto Villani - “ha responsabilità dello stato di salute per tutta la vita, perché ciò che avviene nei primi anni fa la differenza”. A questo si lega il tema più specifico, quello dell’adolescenza, che segna il passaggio dall’età pediatrica a quella adulta, configurando talora un “limbo” anche sotto il profilo dell’assistenza sanitaria.
E all’evidenza il bisogno c’è ed è altissimo. Si stima che oltre il 15% dei ragazzi tra i 15 ai 17 anni soffra di una malattia cronica, e il 3,2% ne hanno addirittura più d’una, a iniziare dalle patologie allergiche e quelle respiratorie. Sono cifre che echeggiano un allarme, ancor più forte ed esteso, lanciato proprio nei giorni scorsi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), con la pubblicazione del Rapporto “Global Accelerated Action for the Health of Adolescents (AA-HA!): Guidance to Support Country Implementation”. Un richiamo all’attenzione nell’ambito dei Piani Sanitari nazionali, e la denuncia di un dato di fondo largamente negletto, ossia il decesso nel mondo di tremila ragazzi al giorno, ossia 1,2 milioni l’anno.
Nello specifico, le principali cause sono anzitutto gli incidenti stradali, poi le malattie respiratorie, in alcune aree del pianeta perfino le complicazioni della gravidanza, i disturbi neurologici, nonché i suicidi e i decessi accidentali legati a comportamenti autolesionistici. Da notare che questi ultimi salgono addirittura al vertice delle cause di morte tra gli adolescenti in Europa.
Dall’Oms le raccomandazioni spaziano dall’educazione scolastica nelle scuole, limiti più stretti al consumo di alcol, e soprattutto un’assistenza sanitaria adeguata. Il passaggio dal pediatra al medico di famiglia, tra i 14 e i 16, è un momento delicato, che viene sostanzialmente lasciato alla discrezione e responsabilità dei singoli operatori e famiglie. Addirittura, “ci siamo accorti con stupore che esiste una larga fascia di ragazzi per i quali il Sistema Sanitario Nazionale non prevede visite mediche – ha denunciato nei mesi scorsi Piernicola Garofalo, presidente della Società Italiana per la Medicina dell’Adolescenza. Insomma si possono fare psicologie e sociologie, ma il dato di fondo è che quei ragazzi non ricevono l’attenzione che richiedono.