“Mangiate bene”, si consiglia spesso agli studenti o ad altri alle prese con esami e particolari sforzi cognitivi. Che la qualità alimentare sia una variabile rilevante per le capacità cognitive è un dato assodato, ma continua ad arricchirsi di ulteriori specifiche. L’Ultima, pubblicata dalla rivista Appetite, arriva dall’Università (australiana) di Newcastle, e introduce anche un curioso elemento di mistero.
In sostanza, da una sperimentazione su 4200 alunni delle scuole secondarie (che comunque “spuntava” altre variabili, quali il genere e il background socio-economico), è emersa un’incidenza rilevante di alcuni fattori alimentari sul rendimento scolastico.
Anzitutto, il consumo regolare di verdure a cena è risultato al vertice delle variabili. Poi, è emerso che almeno due frutti al giorno sono cruciali per conseguire voti più alti, soprattutto nelle materie linguistiche. Al vertice opposto, l’assunzione eccessiva di zuccheri e bevande industriali è risultata associata a voti più bassi, con particolare riferimento alla lettura.
Queste sono insomma le massime priorità, positive e negative. “Finora i dati scientifici in materia coinvolgevano perlopiù l’importanza di una buona colazione”, spiegano gli studiosi di Sidney, rivendicando la scoperta di correlazioni dirette degli alimenti citati, nel bene e nel male, con gli effetti cognitivi, e in particolare in tema di rendimento scolastico.
Permane un aspetto misterioso da esplorare, che ha destato sorpresa tra gli stessi ricercatori australiani. Le prescrizioni suddette hanno un effetto evidente in quasi tutte le materie di studio, ma ce n’è una che fa eccezione: la matematica. Su questo la qualità alimentare sarebbe irrilevante. E qui possono scatenarsi le interpretazioni. All’evidenza, sembra che una buona alimentazione possa irrobustire le capacità cognitivo-creative, e una cattiva alimentazione possa viceversa danneggiarle, ma la “struttura logica” del nostro cervello può “campare” lo stesso, nutrita anzitutto da solide variabili non-alimentari.