180 piazze, medici, altri operatori sanitari e volontari sono lì, a disposizione dei cittadini, per elargire informazioni e raccogliere concrete disponibilità, con la coda del coinvolgimento del campionato di serie A (la quinta giornata, l’infrasettimanale del 19-20 settembre). Si chiama “Match It Now”, è la “settimana della donazione del midollo osseo e delle cellule staminali emopoietiche”, tema su cui molti connazionali sono virtuosi, eppure non basta. Era solo una “giornata”, e lo è ancora a livello mondiale, ora in Italia si è deciso di alzare l’asticella.
A livello globale sono quasi 29 milioni le persone iscritte nel registro dei donatori di midollo, e l’Italia è, assieme alla Francia, il paese più “generoso,” con circa 1700 donazioni all’anno, del resto in maggioranza dai familiari dei malati. Le patologie coinvolte sono principalmente le leucemie acute, ma anche i linfomi, le mielodisplasie (16%), altre neoplasie ematologiche (8%) e patologie non neoplatiche (9%).
In effetti la vicinanza del donatore rispetto al malato è un aspetto clinicamente rilevante. “E' più facile che un individuo che abiti in Sardegna trovi compatibilità con un donatore sardo. Serve un registro ben differenziato che offra scelta nelle diverse Regioni”, spiega il genetista Licinio Contu, presidente della Federazione Italiana Associazioni Donatori Cellule Staminali. La ragione è che “le persone possono ricevere cellule emopoietiche solo da persone compatibili geneticamente, cosa che raramente avviene”, chiosa Nicoletta Sacchi, direttrice del Registro Nazionale Italiano Donatori di Midollo.
Ed è anche per questo che a volte si elude il problema, pensando che una donazione possa non essere realmente utile. E' un ragionamento sbagliato, perché per approdare alle compatibilità i grandi numeri sono necessari, mentre le donazioni destinate agli sconosciuti crollano sotto la modesta cifra delle 200 l'anno. Insomma, siamo nell’insieme generosi, ma perlopiù quando c’è un’emergenza che ci coinvolga.
C’è un’altra barriera che sotto sotto incombe, ossia la paura che ci possa “far male”. Non è così, soprattutto con le nuove tecnologie. Per donare cellule staminali emopoietiche bastano, nella maggioranza dei casi, prelievi analoghi a quelli che si fanno quando si dona il sangue. La donazione può anzi fare assai bene, anche al donatori. “Con le donazioni si attivano controlli e valutazioni che altrimenti non si farebbero”, ricorda il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi.