È soprattutto la stampa inglese, a iniziare dal Guardian, più ancora di quella americana, ad aver dedicato in questi giorni ampio e ripetuto spazio al tema del riposo, forse nella consapevolezza dell’importanza della problematica, nonché dell’approccio “rivoluzionario” perorato dal direttore del Center for Human Sleep dell’Università della California. Il tema è sollevato da un libro di Matthew Walker, che fissa alcuni concetti fondamentali sull’importanza del riposo per la nostra salute, fuori da una serie di preconcetti, anche culturali, che lo disturbano. Secondo l’autore, sarebbe in atto una “catastrofica epidemia di perdita del sonno”. Nel 1942, nota, meno dell’8% degli euro-americani sopravviveva con 6 ore di sonno o meno, per giunta in tempi di guerra, mentre ora è il tempo di riposo che caratterizza circa la metà della medesima popolazione. Ammiriamo i nostri nonni, constatiamo la longevità dei sopravvissuti, e al contempo non ci accorgiamo che essa si sia costruita “nonostante” quel difetto di riposo, e non in suo merito, come talora siamo condotti a pensare per la frenesia dei tempi moderni. Ed è un pensiero sbagliatissimo. “Nella società occidentale odierna, ci si vergogna a dire che si dorme molto, dormire poco viene considerato un distintivo di onore, qualcosa di cui vantarsi: è imbarazzante ammettere in pubblico che si dormono otto ore per notte, si fa la figura del pigro”, nota Walker, mentre la verità sanitaria è l’opposta: “Dopo una sola notte di 4 o 5 ore di sonno, le cellule naturali killer, quelle che attaccano le cellule tumorali che appaiono nel tuo corpo ogni giorno, diminuiscono del 70%, una mancanza di sonno è legata ai rischi di infarto, ansia, depressione, diabete, ictus, al cancro dell'intestino, alla prostata e al seno, tanto che perfino l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha classificato qualsiasi forma di lavoro a turni notturni come un possibile cancerogeno”. Per ricordare qualche numero, la stessa Oms classifica le otto ore di sonno come imperative, e al di sotto delle 7 si arriva a seri rischi sanitari e a una speranza di vita media di poco più di 60 anni: Ancora, uno scarso riposo inficia perfino le capacità riproduttive, oltre che le probabilità di incidenti e i cali di performance sportiva. Insomma, conclude Walker, “le scuole dovrebbero cominciare a considerare un inizio ritardato la mattina, e le aziende dovrebbero cominciare a considerare il riposo come fattore di produttività anziché il contrario”. A conferma del fatto che il primo medicinale per il nostro corpo, il suo elisir di lunga vita, è proprio il riposo.