Consulti gratuiti, piazze allestite in tutta Italia per informare, sensibilizzare cittadini e istituzioni e aiutare tutti “a vederci chiaro”. Lo slogan della Giornata Mondiale della Vista, celebrata nei giorni scorsi in tutte le Regioni su iniziativa della Iapb Italia – sezione nazionale dell’International Agency for the Prevention of Blindness – rappresenta un richiamo all’importanza cruciale della materia (la vista è tra l’altro fonte dell’80% delle informazioni che riceviamo) quanto all’esigenza di affrontarla anzitutto con l’arma della prevenzione.
I numeri sono impressionanti: sono oltre 250 milioni le persone che vivono con una disabilità visiva, un decimo dei quali è irreversibilmente cieco. Ma sui problemi oculari in senso lato si arriva a quasi la metà della popolazione mondiale, e gli ipovedenti (con un residuo visivo che, nei casi più gravi non supera la frazione di 1/10) sono stimati a circa 227 milioni. Danni per certi versi ineludibili, e destinati ad allargarsi dato l’invecchiamento complessivo della popolazione, e tuttavia l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che, nell’80% dei casi, si tratta di problematiche evitabili con la prevenzione, che nell’insieme risulta insufficiente.
“Se non si garantiscono adeguati servizi di prevenzione, cura e riabilitazione visiva – incalza Giuseppe Castronovo, presidente della Iapb – il numero di coloro che perderanno la vista o diventeranno ipovedenti è destinato ad aumentare inesorabilmente; la salute visiva deve avere maggiore rilievo nell'agenda sanitaria pubblica, per evitare che al dramma umano della sofferenza si aggiunga un aggravio di spesa sociale per lo Stato”.
Il richiamo è alle istituzioni, ma vale anche per ciascuno di noi, a iniziare dall’esigenza preventiva di periodiche visite oculistiche, al fine di affrontare il problema prima che sia troppo tardi. Sono consigliate (anche in assenza di disturbi) alla nascita, intorno ai tre anni, nel periodo scolastico, poi verso i quaranta - con l’insorgenza fisiologica della presbiopia, e infine, dopo i cinquanta, a scadenze suggerite dallo specialista.
Ci sono le visite ma, non meno importante, ci sono i comportamenti, che nei tempi moderni possono essere deleteri, per l’onnipresenza dei monitor, a iniziare dai computer. Su questo, i piccoli accorgimenti possono fare la differenza. Tenere una distanza di circa 70 centimetri, osservare una pausa almeno ogni due ore per evitare il sovraccarico, mantenere nella stanza una luce uniforme e diffusa per non affaticare troppo la vista (male la lampada da tavolo col buio intorno). E poi, spiega su Repubblica l’optometrista Idor De Simone, è importante un po’ di “allenamento” per l’occhio. Ad esempio, “coprire alternativamente un occhio, per metà del tempo, e poi l'altro, osservando l’avvicinamento lento alla punta del naso di una penna che poi allontaniamo”. Esercizio facile, quanto prezioso.