Ci siamo occupati recentemente del problema di alcuni eccessi e sovrapposizioni nelle prescrizioni di medicinali in ambito ospedaliero, lamentate dalla Società Italiana di Medicina Interna, con ricadute negative e circoli viziosi in tema di appropriatezza e aderenza terapeutica, fino talora a mettere a rischio l’efficacia dei medicinali stessi, con la complicità del “fai da te” dei pazienti nel loro impiego e la crescente diffusione del mercato farmacologico illegale, specie sui canali del web.
Più specificamente, abbiamo notato come tali problematiche abbiano un impatto su uno degli aspetti più critici della medicina contemporanea, quella dell’antibiotico-resistenza. A tale proposito, un aspetto particolarmente critico è l’abuso di antibiotici somministrati agli animali da allevamento, anche quando sani.
Ebbene, un inedito raggruppamento di tantissime associazioni, sindacati, fondazioni e perfino imprese (da Legambiente a Cittadinanzattiva, da Cgil ad Altroconsumo, dal Wwf a Slow Food), ha proposto un decalogo e chiesto di aggiornare il Piano nazionale proposto dal governo sull’antibiotico-resistenza, con particolare riferimento all’uso degli antibiotici in zootecnia. Viene chiesto, soprattutto, un divieto all’“uso routinario” o “preventivo” degli antibiotici, specie per i trattamenti di gruppi in cui nessun animale è malato.
Ma a scendere in campo è ora anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che già tre anni fa aveva denunciato: “Il problema è così grave da mettere a rischio le conquiste della medicina moderna”. E ora rilancia, con un duro monito sull’abuso negli allevamenti. “Stop all’uso di antibiotici negli animali d’allevamento sani, al fine di prevenire il grave fenomeno dell’antibiotico-resistenza nell’uomo”, raccomanda l’Oms, notando che in alcuni Paesi l’utilizzo animale arriva all80% del consumo totale di antibiotici. “Bando totale all’uso negli animali per favorire la crescita o per prevenire malattie in assenza di diagnosi”, si legge.
Il fenomeno, che purtroppo è prassi diffusa, “è una minaccia alla sicurezza altrettanto grave di un’epidemia improvvisa e mortale”, spiega il direttore generale dell'Oms Tedros Ghebreyesus. Qualche restrizione sarebbe già in atto in sede europea, da undici anni è bandito l’uso degli antibiotici per promuovere la crescita degli animali, e vengono suggerite alternative per la prevenzione delle malattie, da un miglior uso delle vaccinazioni a condizioni igieniche e di vita più adeguate. In altre parole, è il caso di trattarli meglio, altrimenti saremo anche non infine a pagare, con la nostra salute.