Piccolissimi, invisibili, quindi il problema non si vede, o comunque pare troppo piccolo perché possiamo farci qualcosa. Se il tema dell’“antibiotico-resistenza”, ricordato sempre più spesso come il potenziale “male del secolo” (più di qualsiasi patologia) dalle autorità sanitarie nazionali e mondiali, nonché sui nostri spazi, chiama giustamente alla responsabilità anzitutto gli addetti ai lavori dell’universo della sanità, tende a suonare non alla “portata di mano” di ciascuno di noi.
È un pensiero sbagliato, da correggere in fretta, perché è proprio sulle “mani” che invece si gioca tantissimo nel fenomeno della proliferazione dei batteri che si “adattano” fino a diventare inattaccabili anche da parte dei farmaci. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha istituito da anni un'apposita Giornata Mondiale dedicata all'igiene: “Combattere la resistenza agli antibiotici è nelle tue mani”, è stato significativamente lo slogan dell'ultima edizione.
La sfida è anche nei farmaci, con l'imperativo dell'appropriatezza terapeutica da parte dei prescrittori e dell'aderenza da parte dei pazienti. E poi un'attenzione, già potenziata in Italia, anche negli ospedali: “Dall'osservazione puntuale del lavaggio delle mani fino all'istituzione di personale sanitario dedicato al controllo delle infezioni e di figure professionali per guidare un appropriato utilizzo di queste molecole”, spiega il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi.
Il tema dell'igiene a volte può prestarsi a letture ambigue e a messaggi in apparenza contraddittori. Gli stessi addetti ai lavori mettono in guardia dinanzi a qualche eccesso, con riferimento soprattutto ai bambini. Le autorità sanitarie americane, ad esempio, sconsigliano di fare la doccia completa ai piccoli sotto gli 11 anni più di due volte la settimana, in quanto hanno bisogno di costruire anticorpi mentre i detergenti possono inibire il processo. In altri contesti, si rivela come alcune formazioni cutanee, come le verruche, tendano a riprodursi in ambienti relativamente puliti, perché in quelli malsani vengono sopraffatti da virus ben più potenti.
Ma è proprio nell'apparente contraddizione che si svela la portata del problema. La forza adattiva di alcuni batteri può esser tale da sviluppare resistenza ai farmaci. E il nostro veicolo primario sono le mani, che toccano tutto, e con cui contaminiamo i nostri ambienti e il nostro corpo. Su questo non esistono “ma”, si tratta di lavarle, bene e sempre. In gioco è la salute, privata e pubblica, nel contesto di un amaro primato del nostro Paese in sede europea, con 300mila infezioni annue da germi resistenti. Cifra destinata a salire se nei comportamenti quotidiani dimenticheremo la priorità dell'igiene.