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Il tema dell’usura vale anche per gli impiegati, tra posture scorrette, sedentarietà, sovraesposizione ai monitor e altro, tant’è che è stato oggetto di recente approfondimento presso lo stesso ministero della Salute.

A volte, più o meno scherzosamente, negli uffici si reclama la natura fisicamente “usurante” del proprio mestiere, tanto da agognarne l’inclusione nelle apposite categorie riconosciute dall’Inps. Naturalmente l’usura è incomparabilmente maggiore nei lavori che richiedono un’assidua fatica fisica, per giunta a volte in ambienti molto inquinati. Nondimeno, il tema dell’usura vale anche per gli impiegati, tra posture scorrette, sedentarietà, sovraesposizione ai monitor e altro, tant’è che è stato oggetto di recente approfondimento presso lo stesso ministero della Salute.

Da una ricerca è emerso in particolare che otto impiegati su dieci hanno sofferto di disturbi legati al proprio lavoro negli ultimi tre anni. Quasi due terzi degli intervistati ha accusato mal di schiena, il 55% qualche mal d testa, quasi la metà dolori alle spalle, al collo o agli occhi, il 31% dolori al polso o al braccio. Cifre preoccupanti, che trovano facile spiegazione nelle abitudini seguite in ufficio: l’immobilità è ammessa dal 97% degli impiegati, il 90% sta in una posizione ingobbita, l’85% tiene le gambe incrociate.

I dati sono stati presentati alla stessa ministra Lorenzin. “Rendere salubre il luogo dove viviamo vuol dire renderci sani e rendere migliore la nostra vita: sono le piccole scelte a portare le grandi trasformazioni”, ha commentato. La presa d’atto del problema dunque c’è, almeno nelle parole, anche ai massimi livelli istituzionali, sicché non vanno presi con sufficienza alcuni possibili accorgimenti, di semplice attuazione, che possono fare la differenza.

In questi giorni, ad esempio, l’università gallese di Bangor ha rilanciato l’importanza della pratica dello yoga (anche in casa o in ufficio), anche se solo sporadica, tramite una ricerca che ha coinvolto 150 impiegati del servizio sanitario nazionale. Sono stati suddivisi in due gruppi: uno è stato istruito in un percorso formativo su come ridurre lo stress da lavoro  e in particolare il mal di schiena; l’altro è stato concretamente sottoposto a otto sessioni di yoga, per un’ora sola una volta la settimana. Ebbene, risultati significativi sono stati rilevati solo nel secondo gruppo, in particolare con una rilevante riduzione del dolore lombare dopo otto settimane.

Meglio ancora, scrivono gli studiosi britannici, “spalmare” l’esercizio in una decina di minuti al giorno. L’obiezione che “non possiamo permettercelo” insomma è infondata. Vale anzi il contrario, il beneficio è anche economico: la ricerca gallese ha documentato che il gruppo che praticava yoga ha ridotto di ben venti volte le proprie assenze. In Italia, è stato stimato che i costi per assenteismo legati a disturbi posturali ammontino a oltre 3 miliardi di euro l’anno. Sono dati che dovrebbero far riflettere tutti, inclusi i datori di lavoro. L’Independent ha notato che circa un quarto degli imprenditori americani assicurano qualche sessione di meditazione o yoga ai propri dipendenti. All’evidenza, non si tratta di  “gentilezza”, semplicemente hanno fatto un po’ di calcoli.

 

 

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