Attenzione perché il tema è delicatissimo, rappresentando una vera e propria piaga socio-sanitaria in molte Regioni italiane, in particolare al nord, nonché in fasce della popolazione particolarmente a rischio. Nel consumo dell’alcol, in base agli ultimi dati dell’Istat, eccedono soprattutto gli ultra-sesantacinquenni, con larga prevalenza maschile (oltre un terzo della popolazione di tale età), nonché tra i giovani, con percentuali che sfiorano il 20% nella fascia tra gli 11 e i 24 anni, dove la differenza di genere permane anche se si assottiglia.
Sta di fatto che, entro limiti stringenti, si ribadiscono conferme scientifiche sul concetto che un pochino d’alcol sia non solo “digeribile” dal nostro corpo, ma abbia perfino qualche potenziale beneficio, non solo - come già noto - in ambito cardiovascolare ma, almeno stando alle ultime conferme, anche nella sfera cerebrale.
Il dato emerge da uno studio pubblicato su Scientific Reports e realizzato dall’Università newyorchese del Rochester Medical Center, i cui studiosi in passato avevano già dimostrato il ruolo del liquido cerebrospinale nel pulisce il cervello, eliminando le tossine in eccesso, come ad esempio le proteine beta amiloide e tau, associate con l’Alzheimer.
Ora uno studio condotto su roditori esposti all’alcol ha ribadito il serio danno cerebrale determinato da un consumo di alcol elevato e protratto nel lungo periodo, data la sua incidenza su meccanismi infiammatori, ma ha rivelato anche che invece un basso consumo (calcolato nell’uomo in un paio di bicchieri al giorno), non solo non determinerebbe effetti negativi ma sarebbe capace addirittura di attivare il meccanismo di “purificazione” dai rifiuti garantito dal sistema linfatico cerebrale.
Non si tratta di una novità assoluta, ma documenta e spiega quanto già sporadicamente notato in precedenza, ad esempio da uno studio pubblicato lo scorso anno dall’Università di Graz, che attribuiva a quel paio di bicchieri al giorno anche qualche effetto positivo a livello cerebrale: secondo i ricercatori austriaci, infatti, un po’ di vino alimenterebbe, in particolare, la “fantasia artistica” e la capacità di risolvere i problemi sfuggendo dalle barriere razionali e trovando strade innovative.