Sono oltre 3 milioni, odiano il cibo, hanno una percezione alterata del proprio corpo e vivono come tragedie spesso sotterranee quei disturbi del comportamento alimentare (Dca) meglio note come bulimia o anoressia capaci spesso di condurre alla morte chi ne è affetto. Ad essi è stata dedicata giovedì 15, in tutta Italia, "Fiocchetto lilla", la sesta giornata nazionale contro i disturbi del comportamento alimentare, giunta in questi giorni alla settima edizione.
A promuovere per la prima volta nel nostro Paese fu Stefano Tavilla, padre di una diciasettenne genovese morta nel marzo 2011 per le conseguenze di un disturbo del comportamento alimentare, mentre era in lista d’attesa per entrare in una struttura residenziale, fuori dalla sua Regione.
Negli anni l’associazione fondata in ricordo di Giulia, “Mi nutro di vita”, ha raccolto una immediata e vasta adesione, in ragione dell’ampiezza del fenomeno che oggi coinvolge fasce d’età sempre più giovani, mentre resta ancora molto carente la rete dei servizi capaci di dare un adeguato supporto. Poche le strutture specializzate, pochissime le Regioni attrezzate: pazienti e familiari sono costretti ad affrontare odissee e costi immeritati, in relazione anche all’ampiezza del problema che si rivela con dati sempre più allarmati. Ai conteggi ufficiali risulta ad esempio che nel 2016 l'anoressia ha fatto 3.240 vittime e la patologia aggredisce persone sempre più giovani: “Si è abbassata moltissimo l'età di esordio, si ammalano bambini di 8-10 anni, con conseguenze più gravi”, nota Laura Dalla Regione, responsabile tra l’altro di un numero verde allestito presso la presidenza del Consiglio, l’800180969.
Anoressia e bulimia sono problematiche serie quanto complesse, e coinvolgono aspetti di natura strettamente psicologica, sicché non vanno confusi col tema generale della cattiva alimentazione. Quest’ultimo tema però c’è e costituisce un’aggravante di rilievo, a danno anzitutto, di nuovo, dei giovani.
Proprio in questi giorni il ministero della Salute ha ad esempio denunciato che gli italiani commettono il grave errore di eccedere nel consumo di sale: il 90% della popolazione ne assume più di 10 grammi al giorno (con prevalenza maschile), mentre il tetto stabilito dall’OMS è di 5 grammi al giorno e il consumo è più elevato nella fascia tra i 6 e i 18 anni. Poi c’è il “junk food”, la sedentarietà ma anche altri errori, a volte sorprendenti.
Da un altro studio dell’Università di Foggia emerge ad esempio che quasi la metà degli adolescenti consuma troppa caffeina, problema che si aggrava tra le ragazze. Segnali convergenti di una gioventù in ansia, e di una popolazione complessiva che, seppur depositaria della virtuosa “dieta mediterranea”, necessita, al di là dei disturbi patologici, di un’alimentazione oggettivamente migliore e di un’educazione seriamente adeguata allo scopo.