“Abbandonare il fumo, praticare regolarmente l'attività fisica, mangiare bene”. La Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, al culmine della Settimana nazionale per la Prevenzione Oncologica, ne ha ribadito i capisaldi, con la voce delle sue 106 sedi provinciali e i circa 400 centri di prevenzione, con la partecipazione di noti nutrizionisti e blogger, e perfino del campionato di serie A. Un focus è stato dedicato in particolare al tema alimentare, rilanciando le priorità della verdura e della frutta, e sottolineando un dato di rilievo: si stima che il 35% dei tumori dipenda proprio da una cattiva alimentazione.
Il problema del cancro è in effetti lungi da esser debellato. Secondo le ultime stime, in Italia vivono oltre 1 milione e 300 mila persone con una diagnosi tumorale, e si tratta di un aumento addirittura del 24% rispetto alla prevalenza riscontrata nel 2010. Dietro al dato, comunque, si cela un aspetto positivo, ossia aumentano le speranze di guarigione. “La malattia sta diventando sempre più cronica grazie ad armi efficaci come l’immuno-oncologia e le terapie a bersaglio molecolare che si aggiungono a chirurgia, chemioterapia, ormonoterapia e radioterapia”, nota la professoressa Stefania Gori, presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom).
Un po' di cifre: la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi raggiunge oramai il 91% nel tumore della prostata, l’87% nel seno, il 79% nella vescica e il 65% nel colon-retto. Si tratta di successi della medicina che però meritano un seguito adeguato. I pazienti, in rapido aumento, che resistono alla malattia hanno bisogno di un'attenzione particolare anche sui tanti effetti collaterali, e questo, all'esito di alcuni sondaggi rivelati dalla stessa Aiom, spesso non avviene.
Tra i disturbi più diffusi vi sono gonfiori, mancanza di appetito, diversi dolori, e sovente non vengono trattati. Il 54% dei pazienti ritiene che il medico di famiglia non sia un interlocutore adeguato sulle neoplasie e il 79% lamenta l’assenza di dialogo fra oncologi e medici del territorio. Lamentele in qualche modo confermate dagli oncologi. L'82% degli specialisti si dichiara preparato dinanzi a tali problematiche, ma il 39% ammette un problema di sottovalutazione, e al contempo il 94% dei medici di famiglia riconosce il nodo della mancanza di un canale diretto che faciliti il dialogo con lo specialista.
Rispetto alle problematiche legate ai tumori c'è insomma l'urgenza di un salto in avanti nella direzione di una “gestione integrata”, e magari anche di un aumento di personale. “Crescono i pazienti, diminuiscono i medici”, avverte l'Aiom. Lo stesso paziente ha un ruolo, comunque. Da un'altra indagine emerge che solo il 40% riferisce al medico dei propri piccoli disturbi quotidiani legati alla patologia. Bisogna dunque imparare, anche a chiedere aiuto.