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Gli inquinanti risultano essere anche tra i primi responsabili del problema globale dell’obesità. Nell’elenco dei colpevoli anche le plastiche, su cui l’Unione Europea sta promuovendo inedite quanto sacrosante norme interdittive

Dobbiamo cambiare rotta sull’ambiente, e con urgenza. Non è solo questione, esiziale, della difesa del pianeta e del nostro futuro, e nemmeno delle conseguenze sanitarie più evidenti dell’inquinamento per ciascuno di noi. Il fatto è che gli inquinanti risultano essere anche tra i primi responsabili del problema globale dell’obesità. Nell’elenco dei colpevoli anche le plastiche, su cui l’Unione Europea sta promuovendo inedite quanto sacrosante norme interdittive anche in materia di piatti, bicchieri e cannucce.

L'insidia, infatti, parte anche da casa. Nei giorni scorsi, in occasione del Congresso della Società europea di endocrinologia svoltosi a Barcellona, un gruppo di studiosi portoghesi ha proposto una serie di raccomandazioni contro l'accumulo domestico di “obesogeni”. Tra i suggerimenti: limitare (se non addirittura eliminare) l'impiego dei prodotti chimici (dai detergenti ai cosmetici); usare solo panni umidi per levare la polvere;  togliersi rigorosamente le scarpe al rientro a casa; preferire i contenitori in vetro o alluminio a quelli in plastica.

“Gli adulti ingeriscono mediamente 5 milligrammi di polvere al giorno, i bambini il doppio”, spiegano i ricercatori lusitani nel sottolineare l’imperativo dell’igiene domestica. Aggiungendo che, oltre alla polvere, assumiamo senza accorgercene anche qualcosa di assai più nocivo: le “micro-plastiche”. Secondo una recente ricerca scozzese ne ingeriamo oltre 100 microparticelle in un solo pasto. Le plastiche, a loro volta, contengono sostanze ammorbidenti, che alterano il sistema ormonale, quali il Bisfenolo A, con conseguenti rischi tumorali, ricadute varie sul sistema immunitario e accresciuta esposizione al diabete e al sovrappeso, per cause ancora parzialmente oscure.

Gli indiziati principali sono gli imballaggi monouso e i contenitori plastificati, ma anche l’aria e le acque sono contaminate: l’inquinamento di mari e oceani non si limita infatti solo al deposito di rifiuti, le plastiche rilasciano sostanze che, come recentemente accertato, riescono a penetrare il tessuto cerebrale perfino di alghe e plancton, oltre che dei pesci di ogni dimensione.

Colesterolo, trigliceridi, insulino-resistenza: il nesso tra l’ingestione di inquinanti e i rischi di sovrappeso, nonché di esposizione al diabete, sono oramai documentati. In ogni chilometro quadrato di superficie di mare, mediamente, ci sono quasi ventimila frammenti di plastica - denuncia l’Onu – e se una parte rilevante di essi “sparisce” non è una magia: è perché sono ingerite da organismi viventi, che poi finiscono nel nostro stomaco.

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