Dalla Germania si annuncia un nuovo passo di rilievo nella lotta al Parkinson, che avrebbe per giunta il beneficio di una ricaduta immediata sul piano terapeutico. Lo si legge nella rivista Cell Reports, che dà conto di una ricerca condotta dal Centro Tedesco per le Malattie Neurodegenerative dell’Università di Tubinga in collaborazione con quelle di Friburgo e di Cambridge, con il coordinamento di una studiosa di origine italiana, Michela Delaidi.
Viene documentato come una semplice vitamina, la B3, abbia la capacità di “salvare” i neuroni attaccati dal morbo, rallentandone sensibilmente la degenerazione. Si tratta dei “neuroni dopaminergici” che, a causa di una sorta di deficit energetico, non sarebbero in grado di sfruttare la “benzina” dell’organismo fornita da organelli cellulari chiamati “mitocondri”, e quindi morirebbero. Prelevando quindi cellule di pazienti malati, hanno provato, tramite un esperimento in vitro, a nutrirle di tale vitamina. L’effetto è risultato duplice: non solo essa preveniva il decesso dei neuroni, ma favoriva la nascita di nuovi mitocondri sani.
Gli stessi esiti, assai promettenti, sono stati poi raggiunti sugli animali, ovvero sui “moscerini della frutta”, affetti da una condizione genetica foriera di sintomi analoghi a quelli del Parkinson, come la perdita di controllo dei movimenti. Rimane ora il passaggio alla sperimentazione umana, ma trattandosi di una sostanza evidentemente sicura, nonché ampiamente presente nella carne, nei cereali e, in particolare nelle noci (oltre che in integratori, già utilizzati, tra l’altro, in ambito oncologico), la previsione è quella di un passaggio piuttosto rapido, e di rapida applicazione.
Sono inoltre esiti che convergono con altre ricerche sulla medesima patologia. Una ricerca inglese, dell’Università di Leicester, pubblicata un anno e mezzo fa su Biology Open, aveva tra l’altro accertato il potenziale “riparatore” della stessa vitamina B3, con particolare riferimento al Parkinson ereditario.
Conferme che consolidano la prospettiva di un nuovo e promettente percorso terapeutico nella lotta al morbo, che ha recentemente segnato altri risultati importanti. Uno di questi si chiama MrgFUS, un macchinario concepito in Israele e installato recentemente presso l’Ospedale Borgo Trento dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. Sarebbe in grado, con una sola sessione, di curare i tremori scaturiti dal Parkinson, con un’efficacia annunciata nell’80% dei casi.