Che la fisioterapia sia strumento terapeutico essenziale è un concetto chiaro da sempre tra i medici, sin da Ippocrate. E non si tratta solo di attività di riabilitazione da qualche disturbo o trauma muscolo-scheletrico. L’amplissimo ventaglio delle problematiche trattabili include “tendinopatie o infiammazioni tendinee, lesioni muscolari, neuropatie, capsuliti, ulcere, infiammazioni delle radici nervose, distorsioni, calcificazioni, dolore da sovraccarico fino alle patologie della colonna”, elenca la professoressa Angela Amodio, responsabile per la Puglia dell’Associazione Italiana dei Fisioterapisti (Aifi).
Nei giorni scorsi la categoria ha celebrato (in particolare con un evento a Tirrenia, nel pisano) la Giornata Mondiale della Fisioterapia - istituita nel 1996 dalla World Confederation for Physical Therapy - ricordando che sono più di due milioni gli italiani che si affidano ogni anno alle decine di migliaia di professionisti delle varie metodiche fisioterapiche. Numeri importanti, che naturalmente chiamano alla responsabilità l’intero settore.
Su questo sono in atto novità e sfide importanti nel nostro Paese. Ė infatti in corso la costruzione di un apposito Albo, in base al Decreto Ministeriale dello scorso 13 marzo, all’interno degli “Ordini dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione”. A inizio luglio sono scattate le richieste di iscrizione, tramite un formulario on-line, e in breve tempo le “preiscrizioni” hanno già raggiunto la notevole quota di 65mila, di cui ben 27mila specificamente fisioterapisti.
Se queste saliranno a 50mila potrà istituirsi un vero e proprio Ordine. Attenzione, perché la norma è perentoria: l’iscrizione – naturalmente condizionata a seri paletti di formazione – è obbligatoria per poter esercitare, e va fatta subito, senza attendere il 2019. La dimensione “ordinistica” serve alla categoria per le sue esigenze di rappresentanza, le istanze formative e previdenziali, ma anche a proteggere i pazienti da fenomeni insidiosi di “abusivismo” professionale.
A proposito di responsabilità, è stato divulgato anche un “decalogo” per i pazienti, che inizia proprio con l’imperativo di affidarsi a un professionista titolato e aggiornato (magari anche rispetto alle nuove tecniche, non solo “manualistiche”, quali la fototerapia e laserterapia). Poi si tratta di evitare di tergiversare troppo, attendendo che il dolore diventi insopportabile, prima di recarsi dal fisioterapista: la “tempestività”, come in ogni branca della medicina, è variabile essenziale per l’efficacia delle cure. Importante, inoltre, “non avere fretta” nell’ottenimento dei risultati: il buon terapeuta non è un “mago” né “uno che scrocchia”, al contrario è colui che permette al paziente un percorso di riabilitazione endogeno e duraturo. E poi, come per i farmaci, è essenziale “l’aderenza terapeutica”: se ci sono dei “compiti a casa”, vanno svolti con attenzione, senza pigrizie o dimenticanze. Possibilmente seguendo anche i consigli ricevuti sull’alimentazione e gli “stili di vita”.