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Quando i “farmaci di fondo” e quelli “al bisogno” non bastano a tenere a bada gli attacchi, si parla di “asma grave”. Coinvolge circa 300mila italiani, di cui un terzo under 14, e richiede un trattamento più articolato. I dati sono stati divulgati dagli esperti riuniti nei giorni scorsi a Congresso a Roma, che invocano una maggiore attenzione al problema: poche strutture, troppi costi per i pazienti, e mancano anche gli specialisti.

Le allergie sono in continuo aumento, a cominciare da quelle respiratorie, complici una pluralità di fattori, inclusi stili di vita inadeguati e la presenza crescente di inquinanti di vario tipo. Si stima che rinite e asma coinvolgano 12 milioni di italiani, con effetti sempre più gravi in termini di morbidità e mortalità. Solo l’asma, secondo i dati dell’Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri (Aaito), riunita a Congresso nei giorni scorsi a Roma, colpirebbe il 4,5% della popolazione, ossia circa 2,6 milioni di persone. 

La buona notizia è che, grazie alla ricerca, i rimedi “inalatori” risultano sempre più efficaci. Ci sono i cosiddetti “farmaci di fondo”, assunti a scadenza regolare per prevenire gli attacchi, o quelli “al bisogno”, che risolvono la crisi asmatica. Quando tali trattamenti non risultano efficaci si parla di “asma grave”, e richiede, nelle parole dell’European Respiratory Society, “un alto livello di trattamento con due diversi tipi di farmaci preventivi per evitare che vada fuori controllo”. 

Ed è in particolare su questo che l’Aaito lancia l’allarme. La forma grave colpisce un decimo degli asmatici, ossia circa 300mila italiani, di cui un terzo di età inferiore ai 14 anni. Con pesanti ricadute personali, ostacolando seriamente la vita scolastica e lavorativa e generando disturbi ulteriori, a iniziare dal sonno. Anche il “costo”, pubblico e privato, è elevatissimo, in quanto il trattamento assorbe circa l’80% delle risorse dedicate all’asma.

A dispetto di tali preoccupanti cifre, la risposta del sistema sanitario appare lacunosa. Vi sono solo 13 strutture “complesse” (ospedaliere, universitarie) e 58 “semplici” (ambulatori di primo livello) dedicate, e c’è anche un problema di personale, in quanto gli allergologi italiani con specialistica ambulatoriale sono solo 150, e metà dei medici che ha preso tale specializzazione non ha trovato lavoro in tali strutture. Tutto questo, nota l’Aaito, ricade sull’accessibilità e anche sugli oneri economici delle terapie per i cittadini. 

C’è però anche un ambito che coinvolge la responsabilità dei singoli ed è la prevenzione. Gli esperti ricordano che l’attacco d’asma – somatizzato nel rigonfiamento della mucosa delle vie aeree e della loro contrazione muscolare – può essere scatenato da acari, muffe, peli di animali, reazione da alcuni farmaci e sostanze chimiche, inquinamento ambientale, e perfino alimenti. Fattori almeno in parte evitabili. Come sottolinea il presidente dell’associazione Antonino Musarra, vi sono “stili di vita che tendono a far peggiorare l'asma, incluso il fumo di sigaretta, la sedentarietà e l'eccesso di peso corporeo”.

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