“Nel lungo termine saremo tutti morti”, diceva il grande economista di Cambridge John Maynard Keynes. In effetti tendiamo spesso a pensarla così, e non solo sui temi economici. Su quelli ambientali, la “debolezza comunicativa” dei pur documentati allarmi sugli effetti devastanti delle emissioni inquinanti per il pianeta è che sono largamente declinati al futuro, benché sempre più prossimo. Il problema è invece oggi, e a dimostrarlo è proprio la salute.
Abbiamo più volte spiegato, anche in questi giorni di avvio della stagione influenzale, come le affezioni alle vie respiratorie siano in allarmante aumento, e che l’influenza stessa arrivi a uccidere oramai fino a 650mila persone l’anno. Le cifre in aumento solo legate all’invecchiamento della popolazione? No, almeno non solo, tant’è che si è qui già documentato che l’asma grave, in Italia, colpisca per addirittura un terzo i bambini sotto i 14 anni.
Sul nesso strettissimo tra ambiente e salute è cresciuta in effetti una presa d’atto a livello istituzionale, dalle commissioni europarlamentari all’organizzazione di molte giunte locali. Sul piano internazionale, si è tenuta in questi a Ginevra la prima Conferenza Globale sull’inquinamento dell’aria e la salute. E qui l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rilanciato con un dossier l’allarme proprio per i più giovani: oltre il 90% degli under 15 respirano ogni giorno aria inquinata, uccidendone almeno 600mila l’anno. I picchi maggiori sono tra le economie emergenti, ma anche la relativamente virtuosa Europa è tutt’altro che esente da colpe, con percentuali che superano nettamente il 50% di esposizione a polveri ultrasottili.
Il problema è che dalle parole non si passa ancora adeguatamente ai fatti, e in questo il nostro Paese risulta tra i più colpevoli. Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, in Europa quasi quattro milioni di persone abitano in aree dove sono superati contemporaneamente e regolarmente i limiti dei principali inquinanti. E, di queste, ben 3,7 vivono nel Nord Italia, col risultato che siamo al primo posto nel continente per le morti annue da biossido di azoto (20500) e da ozono (3.200), e al secondo per decessi da Pm2.5 (60.600).
Sono temi che chiamano alla responsabilità la politica, certo, ma anche ciascuno di noi, specie verso i nostri figli. Un recente studio di Greenpeace dinanzi alle scuole elementari romane ha riscontrato la sistematica e grave violazione dei limiti di legge sugli inquinanti, specie agli orari di ingresso, quando si arriva a gas aperto fino alla porta della scuola. Ė allora compito urgente di tutti pensarci e agire. Spegniamo quel motore, almeno dinanzi a quella scuola. Non pensiamo di fare un favore ai bambini risparmiando loro qualche passo a piedi al prezzo di comprometterne la salute.