Ė una piaga diffusa e crescente, complice l’invecchiamento della popolazione, che presenta per giunta costi elevatissimi, per le tasche private e pubbliche. E si può fare molto di più, con il contributo di tutti gli attori coinvolti, sul profilo della prevenzione quanto dell’“agilità” dell’assistenza professionale. Sono i concetti fondamentali emersi al 103esimo Congresso della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (Siot http://www.congressosiot.it/), tenutosi nei giorni scorsi a Bari, che ha tra l’altro eletto il suo nuovo presidente, Francesco Falez, Direttore di Unità operativa complessa di Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale Santo Spirito di Roma.
Alcune cifre: ogni anno in Italia si conteggiano oltre 180mila ricoveri per lesioni al legamento crociato del ginocchio, altri 65mila per lussazioni e instabilità alla spalla, 35mila per distorsioni alla caviglia. Dati impressionanti, che coinvolgono in oltre quattro casi su cinque gli uomini, e prevalentemente nell’ambito di attività ludico-sportive. Il che rappresenta di per sé un eloquente campanello d’allarme: l’esercizio fisico è fondamentale (la sedentarietà, come abbiamo documentato di recente, è il più nocivo “fattore di rischio” tra i comportamenti personali), ma serve molta cautela, coscienza dei limiti e rischi, possibilmente la consulenza di uno specialista sull’entità e il tipo di attività da svolgere in sicurezza.
Sul fronte degli interventi, “per restituire stabilità a un ginocchio infortunato o deteriorato vengono eseguiti ogni anno nel nostro Paese più di 36mila operazioni per asportazione di cartilagine semilunare del ginocchio e oltre 21 mila per riparazione legamentosa”, riferisce la Siot. Guai che del resto non riguardano solo l’attività avanzata. Per la spalla, ad esempio, le problematiche coinvolgono 1 giovane su 1000, e le lussazioni colpiscono per il 90% tra i 20 e i 29 anni.
L’esito degli interventi è in via di miglioramento, grazie a tecniche artroscopiche mini-invasive che limitano il dolore e facilitano la successiva riabilitazione. E tuttavia la Siot ammette che “il grado di insuccessi e di recidive rimane ancora elevato, in particolare nella popolazione giovanile”, e invoca l’introduzione di più aggiornate metodiche chirurgiche e protocolli riabilitativi. Inoltre, lamenta Falez, “molto spesso gli ortopedici sono vittime di un sistema troppo burocratizzato”.
Poi c’è il capitolo dell'osteoporosi, definita una vera e propria “epidemia silenziosa”, che colpisce soprattutto (ma non esclusivamente) le donne a partire dalla mezza età, alimentando il rischio fratture (ce n’è una ogni tre secondi, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità) e provocando tra l’altro un numero di giornate di degenza ospedaliera superiore a quello di altri eventi diffusi e gravi, quali l’infarto del miocardio, il diabete o il tumore della mammella. Più che mai essenziale è qui potenziare la prevenzione, sottoporsi a controlli periodici sulla mineralizzazione ossea, seguire un’alimentazione “nemica” dell’osteoporosi (quindi ricca di calcio e vitamina D). Tra le misure preventive, la Siot ricorda anche qualche accorgimento “domestico” che può fare la differenza, quali gli “antiscivolo nelle docce e la riduzione del numero di tappeti”.