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Carenza di bagni per 2,3 miliardi di persone. Il “World Toilet Day” rilancia l’allarme, ma attenzione: il tema dell’igiene, cruciale anche nella prevenzione dei virus influenzali, è ben più ampio e ci coinvolge, tutti, da vicinissimo. Le vaschette degli aeroporti sono più contaminate dei bagni pubblici. E perfino i nostri ospedali si rivelano eccellenti vettori virali

Ė passata un po’ in sordina, e non è la prima volta, il “World Toilet Day”. Forse perché sembra non riguardarci, sembra stare leggermente al di là del nostro piccolo raggio di interesse. Se ne parla poco, perfino quando di tratta della complessa, ma pur sempre nostra “Europa”, figurarsi se il tema qui pare coinvolgere soprattutto il problema dell’assenza di bagni in remote dimore dell’Africa o dell’Asia. E si sbaglia, perché il tema dell’igiene è del tutto cruciale quanto critico, anche dalle nostre parti. 

I dati più drammatici, evidentemente, riguardano le aree più povere. 2,3 miliardi di persone non hanno un accesso adeguato ai servizi igienici di base, cioè circa un terzo dell’umanità. Di queste, circa 900 milioni non dispongono di alcun bagno, e altri 600 milioni tuttalpiù lo condividono con altre famiglie. Carenze che hanno “un impatto devastante sulla salute pubblica, le condizioni di vita, la nutrizione, l'educazione e la produttività”, ricordano gli organizzatori della Giornata, nonché le Nazioni Unite.

Ci sono Paesi, come l’India, talmente in emergenza che la costruzione o meno di bagni è tema ricorrente di scontro politico e campagna elettorale. Ma il problema, come si diceva, è anche del mondo relativamente benestante. Lo documenta tra l’altro una recente ricerca europea, condotta da centri di ricerca inglesi e finlandesi e pubblicata sulla rivista BMC Incectious Diseases, nell’ambito di uno spazio per definizione estraneo alle più estreme situazioni di disagio, gli aeroporti. 

Ė banalmente emerso che le vaschette portaoggetti collocate ai controlli di sicurezza contengono più germi di quanto se ne trovano nei bagni pubblici. Sorprendente (in parte) e anche paradossale: misure introdotte per “difenderci” da possibili attacchi di qualche scalmanato terrorista si rivelano foriere di un danno probabilmente ben più grave, la diffusione dei virus.

Da notare che la ricerca è stata commissionata proprio nell’ambito dell’elaborazione di nuove strategie di difesa epidemica, con particolare riferimento a influenze e para-influenze, di piena attualità, con reiterati appelli, anche dalle autorità italiane, a curare l’igiene, quale fondamentale variabile di prevenzione. Che non coinvolgono solo i luoghi di transito, ma perfino quelli di cura. Da uno studio nazionale dell’Aiom, emerge che un paziente oncologico su cinque portatore di un catetere contrae un'infezione legata all'utilizzo del dispositivo. Insomma, non servono solo i bagni, ma anche la consapevolezza, pubblica e privata, sui capisaldi dell’igiene, all’evidenza ampiamente ignorati. 

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