La fertilità si cura anche a tavola. Sono ormai sempre di più gli studi e le ricerche che evidenziano come una sana e corretta alimentazione possa fornire un supporto al mantenimento delle funzioni riproduttive, soprattutto nei maschi. Secondo le statistiche, quasi una coppia su sette, in Italia, ha problemi di fertilità. In un terzo dei casi, questi problemi sono legati a problemi di natura maschile. Se la dieta può avere un ruolo preventivo in entrambe i sessi, per i maschi sembra avere un ruolo ancora più importante. Secondo una un’ampia metanalisi apparsa nel 2017 su Human Reproduction Update, una dieta a base di cibi ricchi di vitamine (E, C, D e folati) aiuta a mantenere alta la funzione riproduttiva, con effetti diretti sulla qualità degli spermatozoi prodotti e sul rateo di gravidanza.
Tra le tante molecole utili a contrastare l’infertilità maschile, una sembra giocare un ruolo di maggior rilievo. Si tratta del licopene, un carotenoide, contenuto nei comuni pomodori a cui, la molecola, fornisce il colore rosso.
“Un alimento che non dovrebbe mai mancare è il pomodoro. In uno studio pubblicato su Asia Journal Clinical Nutrition , sono stati presi in esame un gruppo di uomini con bassa concentrazione spermatica e/o una motilità inferiore al 50 per cento. I volontari sono stati assegnati a 3 gruppi: uno a cui era prescritta una lattina di succo di pomodoro (con 30 mg di licopene), un altro che doveva assumere una capsula di antiossidanti (600 mg di vitamina C, 200 mg di vitamina E e 300 gr di glutatione) e un terzo gruppo di controllo” ha spiegato Salvatore Sansalone, Specialista in Andrologia e Docente all’Università di Tor Vergata.
“Dopo 12 settimane – ha aggiunto - sono stati esaminati nuovamente i parametri seminali scoprendo che il gruppo assegnato al succo di pomodoro presentava un aumento significativo della motilità degli spermatozoi, mentre nel gruppo che aveva assunto gli antiossidanti sotto forma di integratore non sono stati osservati risultati miglioramenti apprezzabili".
Il licopene è presente anche in altri alimenti e in particolare nelle angurie, nell’ananas e nella papaya. Un ulteriore meta studio, uno studio cioè che ha preso in esame i risultati conseguiti in altre ricerche sullo stesso argomento, ha evidenziato un ruolo anche nella prevenzione della formazione del carcinoma alla prostata. Altre ricerche hanno invece dimostrato che la somministrazione regolare di licopene, ha anche effetti più diretti nei confronti del cancro favorendo la riduzione della massa tumorale.
Il caso del licopene mostra che per contrastare l’infertilità maschile caratterizzata da parametri seminali alterati, è possibile prescrivere una vera e propria “terapia a base di supplementi antiossidanti”. Integratori a base di beta carotene, folati, zinco e vitamina C possono determinare un miglioramento dei parametri.
“Carnitina, Coenzima Q10, vitamine del gruppo B ed L-arginina insieme alla vitamina C possono essere prescritti in soggetti con infertilità idiopatica, ossia quelli per i quali non esiste una causa conosciuta” spiega Sansalone “questo permette di mantenere i dannosi radicali liberi sotto controllo, migliorando la qualità del liquido seminale e l’integrità del DNA spermatico. Va precisato che i radicali liberi non sono un danno tout court, hanno infatti una funzione fisiologica essenziale nella produzione degli spermatozoi. Contribuiscono alla loro maturazione, alla “capacitazione” ossia all’insieme delle modifiche delle membrane necessarie a penetrare nell’ovocita maturo, alla “reazione acrosomiale” che avviene nei pressi dell’ovocita e in casi in cui le membrane cellulari espongono antigeni di superficie che già permettono di legarsi alla membrana cellulare dell’uovo”. Tuttavia, se sono presenti in eccesso possono avere anche un ruolo patologico che danneggia le cellule attraverso meccanismi biologici che vanno dalla ‘perossidazione’ dei lipidi, un processo tipico in cui gli acidi grassi insaturi vengono privati di un elettrone con una reazione a catena in quanto tendono a integrare la perdita sottraendoli alle molecole vicine, sino ai danni del DNA e all’apoptosi, ossia al ‘suicidio’ cellulare. Per fortuna il nostro organismo è in grado di produrre sostanze antiossidanti ‘endogene’ che agiscono al livello del liquido seminale: per proteggersi dai danni dei radicali liberi accumulati a causa di condizioni di obesità, infiammazioni, esposizione e sostanze inquinanti, fumo di sigarette, ecc, tutte correlate negativamente alla produzione di spermatozoi. Si chiamano ‘superossido dismutasi’ (capaci di agire come ‘spazzini’), la ‘catalasi’ (che fa da scudo all’azione dell’acido nitrico), il ‘glutatione perossidasi’ che il compito di prevenire danni al DNA e la ‘perossidossina’ che gioca un ruolo importante nell’attivazione degli spermatozoi. La ricerca si è concentrata anche sugli acidi grassi omega 3 in considerazione del fatto che gli stessi spermatozoi contengono una elevata proporzione di Acidi grassi polinsaturi (PUFA) che giocano un ruolo cruciale nel concepimento. “Sarà l’andrologo a decidere quali integratori prescrivere nell’ambito di una terapia di protezione della fertilità” ha concluso .