C’è una nuova buona ragione per evitare di mangiare troppo sale. Oltre a fare male alla salute cardiovascolare, esagerare con il sale può aumentare il rischio di soffrire di declino cognitivo. A dimostrarlo è stato uno studio condotto dal team del celebre scienziato italiano “trapiantato” in Usa Costantino Iadecola, del Weill Cornell Medical College di New York. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, è stato condotto sui topi. Ma i ricercatori, consci della necessità di ulteriori approfondimenti, temono che i risultati possano valere anche per gli esseri umani. Lo studio, infatti, ha dimostrato come una dieta estremamente saporita può provocare nei topolini l’accumulo di tau modificata, una proteina associata a condizioni che causano demenza, fra cui l’Alzheimer.
I meccanismi precisi alla base dell’associazione tra eccessivo consumo di sale e rischio declino cognitivo non sono ancora del tutto chiari. Ma si ritiene che la disfunzione vascolare e l’aggregazione delle proteine tau nei neuroni abbiano un ruolo nel deterioramento cognitivo. I ricercatori hanno trovato le prove di quest’ultima ipotesi, identificando una serie di segnali a cascata che culminano in un aumento dei livelli di proteina tau fosforilata. In particolare, i topi nutriti con una dieta ricca di sale, dalle 8 alle 16 volte superiore a una normale, sono risultati meno abili nel riconoscere nuovi oggetti e hanno faticato molto ad eseguire un test del labirinto. Tutti “campanelli d'allarme” per la demenza. Secondo i ricercatori, un’elevata assunzione di sale riduce la sintesi di ossido nitrico, il che porta all'attivazione di un enzima (CDK5) coinvolto nella fosforilazione della proteina tau.
La buona notizia è il processo può essere invertito: i ricercatori sono riusciti a contrastarlo ripristinando la produzione di ossido nitrico. Gli scienziati precisano che la dieta ad alto contenuto di sale somministrata agli animali superava di parecchio i livelli consigliati nell'uomo (3-5 volte il livello raccomandato di 4-5 grammi al giorno). Tuttavia, i risultati identificano un percorso prima sconosciuto che collega abitudini alimentari e salute cognitiva. Il prossimo passo dei ricercatori è capire se e quanto esattamente questi risultati possano essere estesi all'uomo. Intanto gli studiosi consigliano di evitare il più possibile “piatti pronti, cibi processati e take away, perché non sappiamo quanto sale c'è dentro”.