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C'è un modo per diagnosticare l’encefalopatia traumatica cronica (CTE), una malattia progressiva degenerativa del cervello che può verificarsi dopo un trauma cranico reiterato e che solitamente si rileva solo attraverso la biopsia del tessuto cerebrale post mortem. L'esame proposto è un particolare test di risonanza magnetica che potrebbe rivelarsi utilissimo specialmente per i calciatori, i soggetti più esposti alla CTE. A suggerirlo è stato uno studio condotto da un gruppo di ricercatori  della Ben-Gurion University of the Negev (BGU) e pubblicato sulla rivista Brain.

“Per rilevare la CTE è possibile osservare la barriera emato-encefalica (BEE), un’unità anatomico-funzionale che impedisce il trasferimento di molecole indesiderate o organismi infettivi dal sangue al cervello, il cui danneggiamento può portare a una serie di patologie cerebrali”, spiega Alon Friedman della Ben-Gurion University, precisando che la BEE compromessa può essere associata anche alla CTE. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno eseguito una serie di scansioni cerebrali su 42 calciatori della Israeli Football League (IFL), 27 atleti che praticano sport senza contatti, 26 soggetti di controllo e 51 pazienti con tumori cerebrali maligni, ischemie o traumi cranici, notando diverse conformazioni della BEE, che potrebbero essere collegate alle possibilità di sviluppare encefalopatia traumatica cronica. “Abbiamo sviluppato un protocollo particolare per risonanza magnetica a contrasto dinamico, studiando la patologia vascolare e il disturbo della barriera emato-encefalica", dice Friedman. "Per la prima volta siamo stati in grado di distinguere l’entità del danneggiamento della BEE”, aggiunge.

I risultati mostrano anche che, aggiungendo che i giocatori di calcio avevano circa il triplo di probabilità di mostrare danni alla barriera emato-encefalica, il che potrebbe essere dovuto alle lesioni traumatiche che subiscono e potrebbe spiegare l’ampia gamma di deficit cognitivi e difficoltà neuropsichiatriche osservate nei giocatori. “I nostri risultati mostrano che la risonanza magnetica a contrasto dinamico può essere fondamentale per diagnosticare queste patologie vascolari specifiche a seguito di lesioni traumatiche o patologie cerebrali”, sottolinea Friedman. "Il prossimo step sarà indagare la conformazione della BEE su giocatori ed ex atleti che potrebbero mostrare evidenze di questa condizione. Speriamo di migliorare la comprensione degli effetti della CTE in base a caratteristiche come frequenza dell’impatto, età in cui si manifesta la lesione della BBE, abilità del giocatore ed entità della lesione vascolare”, conclude.

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