La proteina hMena è un marcatore di progressione dei tumori del polmone e del pancreas. A spiegarne il meccanismo di azione è stato studio del gruppo di Paola Nisticò, dell’Unità di Immunologia e Immunoterapia dell’IRCCS Regina Elena, pubblicato sulla rivista Embo Reports. I ricercatori, sostenuti dalla Fondazione AIRC, hanno svelato un nuovo meccanismo per cui hMena e una sua forma proteica (hMena deltav6) caratterizzano tumori del polmone e del pancreas a maggiore aggressività e peggiore prognosi. Questo perché hMena attiva una “comunicazione pericolosa” tra cellule tumorali e cellule presenti nel microambiente, i fibroblasti, favorendo aggressività e resistenza all'immunoterapia.
“Abbiamo isolato – spiega Nisticò - da tessuti tumorali di pazienti operati nel nostro Istituto, fibroblasti che, quando esprimono hMena, aiutano il tumore a essere invasivo. Contemporaneamente hMena presente sulle cellule tumorali le mette in comunicazione con i fibroblasti, stimolando questi ultimi ad allearsi con il tumore. Studiando con varie metodologie queste cellule abbiamo identificato che la 'cattiva comunicazione' avviene attraverso la produzione di un fattore solubile (GAS-6) da parte dei fibroblasti, che è intercettato dalle cellule tumorali grazie al recettore AXL regolato da hMena. La proteina partecipa quindi al programma di invasione tumorale agendo in maniera reciproca sulle cellule tumorali e sui fibroblasti associati al tumore”. Le neoplasie polmonari e del pancreas sono ricche di quel tessuto che sostiene, nutre e protegge le cellule tumorali, chiamato componente stromale. I fibroblasti sono molto abbondanti proprio nello stroma del tumore. “Quindi – precisa Roberta Melchionna, primo autore della pubblicazione - l’identificazione di hMENA come marcatore di fibroblasti con attività pro-tumorali è di notevole importanza soprattutto per lo sviluppo di terapie mirate contro i più temuti big killer tumorali, quello del pancreas e del polmone”.
Aggiunge Gennaro Ciliberto, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena: “Lo studio è importante e potrà avere rilevanza prognostica e terapeutica dal momento che il recettore AXL è coinvolto nei meccanismi di resistenza a terapie a bersaglio molecolare e alla immunoterapia con inibitori dei regolatori immunologici, i cosiddetti check-point”. I ricercatori stanno andando avanti in questa direzione. “Stiamo lavorando per capire come bloccare il dialogo nocivo tra fibroblasti e tumore, e identificare il ruolo di HMena sulle proprietà immunosoppressive di queste cellule protagoniste del microambiente tumorale”, conclude Nisticò.