Ora che l'emergenza Covid-19 sembra essere sotto controllo, parte la sperimentazione clinica per i trapianti di isole pancreatiche “in capsule”. Il Centro Nazionale Trapianti e l’Ospedale Niguarda di Milano hanno approvato infatti il protocollo sperimentazione clinica che ha l’obiettivo di arrivare a una soluzione biologica per il diabete di tipo 1, che non necessita di terapie immunosoppressive per prevenire il rigetto d’organo. La sperimentazione, realizzata con il supporto della Fondazione Italiana Diabete onlus rappresenta un importante passo in avanti per la ricerca in ambito diabetologico, che potrà rivoluzionare la cura del diabete di tipo 1, malattia cronica autoimmune che interessa 250mila persone in Italia, soprattutto bambini e adolescenti, ma non solo.
Il trapianto di pancreas e il trapianto di isole pancreatiche rappresentano già oggi due opzioni terapeutiche concrete per chi soffre di diabete di tipo 1, che consentono di raggiungere un’ottimizzazione del compenso glicemico senza la necessità di iniettare l’insulina. I benefici per i pazienti riceventi di trapianto sono molteplici - controllo glicemico, del metabolismo glicidico, proteico e lipidico, rallentamento della progressione delle complicanze – e consentono un generale miglioramento della qualità di vita. Si tratta però di due opzioni terapeutiche riservate solo ad alcune categorie di pazienti con specifiche caratteristiche cliniche. “Il trapianto di pancreas, così come quello di insule pancreatiche, al di là dei benefici in termini di salute e qualità della vita, non possono essere propriamente definiti la cura definitiva per il diabete - spiega Federico Bertuzzi, membro del Gruppo di Studio AMD e ricercatore presso l’Ospedale Niguarda di Milano - perché impongono al paziente di seguire per tutta la durata del trapianto la terapia immunosoppressiva per scongiurare il rigetto dell’organo o del tessuto trapiantato. Per questo l’indicazione ad un trapianto viene data solo ad un numero molto selezionato di pazienti con diabete mellito di tipo 1 non responsivi alla terapia tradizionale, o già in terapia immunosoppressiva per altra patologia o trapianto. In Italia, ogni anno le persone con diabete sottoposte a trapianto sono nell’ordine di alcune decine”.
Oggi, però, grazie all’approvazione del protocollo di sperimentazione per trapianti di insule ‘in capsule’, frutto di una collaborazione internazionale con l’Università di Perugia e il Diabetes Research Institute di Miami, con i primi otto pazienti già arruolati al trial, la ricerca clinica è pronta ad affrontare la sfida per arrivare ad offrire l’opportunità di trapianti senza ricorrere alla terapia immunosoppressiva. L’inserimento delle isole pancreatiche all’interno di micro o macrocapsule consente di ‘proteggere’ le insule dalla distruzione da parte del sistema immunitario, e di prevenire il rigetto. “Oggi, grazie alle innovazioni cliniche e terapeutiche che si sono susseguite, la vita di una persona con diabete tipo 1 è una vita quasi ‘normale’", commenta Paolo Di Bartolo, presidente dell’Associazione Medici Diabetologi. “La terapia insulinica resta la pietra miliare del trattamento della patologia diabetica: con molecole sempre più efficaci, innovazioni informatiche e tecnologiche è stato possibile migliorare drasticamente la qualità di vita dei pazienti. Ma per tutte quelle persone che non riescono a raggiungere buoni controlli glicometabolici, neppure attraverso le nuove terapie e tecnologie, i trapianti rappresentano l’opzione terapeutica in più! A noi diabetologi il ruolo di indirizzare le persone con diabete verso le migliori strategie di cura possibili”, conclude.