Un nuovo marcatore di rischio per il tumore della prostata potrebbe aggiungersi al più noto e controverso dosaggio del PSA, cioè del cosiddetto “antigene prostatico specifico”. Uno studio condotto dagli scienziati dell’Imperial College London ha scoperto che un aumento dei livelli ematici della lipoproteina A, responsabile del trasporto del colesterolo nel sangue, potrebbe essere collegato a un maggiore rischio di cancro alla prostata. Lo studio, pubblicato sulla rivista Plos One, si è basat sui dari della Biobanca inglese e del consorzio Prostate Cancer Association Group to Investigate Cancer Associated Alterations in the Genome (PRACTICAL), che esamina i fattori di rischio del cancro alla prostata.
I ricercatori hanno valutato il possibile ruolo e impatto della presenza di diversi lipidi nel sangue, in particolare della lipoproteina A, del colesterolo lipoproteico a bassa densità, del colesterolo lipoproteico ad alta densità, dei trigliceridi e delle apolipoproteine A e B. Gli scienziati hanno utilizzato un metodo noto come randomizzazione mendeliana, che sfrutta la casualità intrinseca del processo genetico della meiosi per migliorare la validità dell’analisi, per valutare le variazioni nelle sequenze genetiche associate a diversi livelli ematici dei lipidi, per comprendere se queste fossero statisticamente collegate a un aumentato rischio di cancro alla prostata.
Stando ai risultati del gruppo di ricerca, livelli più elevati di lipoproteina A erano associati a un rischio complessivo più elevato di cancro alla prostata, e della stessa patologia a esordio precoce. Non sono emerse invece correlazioni significative per gli altri lipidi considerati. Questo lavoro, spiegano gli autori, suggerisce che i farmaci in grado di ridurre i livelli di lipoproteina A potrebbero essere impiegati per ridurre il rischio di cancro alla prostata in alcuni individui. “Saranno necessarie ulteriori ricerche per confermare questi dati – concludono gli studiosi – e per chiarire i meccanismi biologici sottostanti”.